
Imparare a camminare
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,7-15)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città».
Il commento
“Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino” (10,7). Il brano evangelico inizia con il verbo camminare che descrive efficacemente lo stile di Gesù e dei suoi discepoli: è la comunità di quelli che non stanno mai fermi perché hanno qualcosa di urgente da fare. Gesù chiede alla sua Chiesa di stare continuamente in viaggio non per visitare luoghi ma per portare in ogni luogo la presenza di Dio, non per vedere qualcosa ma per far vedere Dio, non per incontrare persone ma per annunciare Qualcuno. Per imparare a camminare dobbiamo vincere la paura e uscire dalla casa delle nostre sicurezze. Il verbo camminare è strettamente intrecciato con quello successivo: “Camminando, predicate” (10, 7). Sono due azioni strettamente intrecciate: ci mettiamo in cammino per annunciare. Se il camminare appartiene alla vita ordinaria, l’annuncio deve entrare a far parte del nostro quotidiano. Ogni occasione è buona per seminare quella Parola capace di cambiare il cuore dell’uomo, chi cerca trova sempre e comunque una possibilità di annuncio.
Gesù insegna anche cosa annunciare: “predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino” (10, 7). Consegna ai discepoli le stesse parole che Lui stesso ha proclamato all’inizio del suo ministero (4,17). La Chiesa non deve inventare ma ripetere con rigorosa fedeltà quello che Gesù ha detto e fatto. Non possiamo cambiare la sostanza del messaggio evangelico. Il primo annuncio proclama che Dio desidera incontrare ogni uomo per comunicare a tutti quell’amore che riempie di gioia la vita. Quanta gente muore di disperazione o vive nell’angoscia perché non si sente amata dagli uomini e pensa di essere stata abbandonata anche da Dio. Se manca l’amore, la vita appare vuota, anche se apparentemente è piena di cose. Possiamo fare le lista delle cose realizzate e degli obiettivi raggiunti ma, sul piatto della bilancia, tutto questo pesa quanto un granello di polvere. Solo l’amore, ricevuto e donato, ha valore e dà valore alla vita. Oggi chiediamo la grazia di essere testimoni fedeli e credibili di quel Dio che si è fatto uomo per dare ad ogni uomo pienezza di vita.
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