
Il combattimento quotidiano
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,1-23)
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice: Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca!. Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono! Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».
Il commento
“Ecco, il seminatore uscì a seminare” (13,3). È la prima di sette parabole che, con diverse immagini, descrivono il “Regno dei cieli”, centro e cuore della predicazione di Gesù (Mt 4,17; 10,7). Il profeta Isaia paragona la Parola di Dio alla pioggia che feconda la terra e sottolinea la sua intrinseca potenza: “Non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero” (Is 55,11). Gesù invece guarda il terreno che riceve la Parola e fa notare che questo processo è faticoso e non privo di rischi. Il seme e il terreno, l’opera di Dio e la collaborazione dell’uomo, sono due aspetti complementari. Il seminatore della parabola è l’immagine dell’ostinata fedeltà di Dio che sparge ovunque e sempre la sua Parola; ma dobbiamo anche considerare l’effettiva disponibilità del terreno che non sempre accoglie con generosità. Anzi, questa pagina evangelica fa pensare che buona parte del seme si perde. La grazia di Dio non germoglia e/o non porta i frutti sperati. Come il terreno è fatto per accogliere il seme, così l’uomo è fatto per Dio. Se vogliamo portare frutto abbiamo assolutamente bisogno di accogliere Dio nella nostra vita. Dobbiamo mettere in conto ostacoli e resistenze che impediscono a Dio di compiere in noi la sua opera. La semina assume così la forma di un vero e proprio combattimento. Gesù invita i discepoli a non scoraggiarsi e assicura che Dio non verrà meno al suo compito. Grazie a Lui, malgrado tutte le opposizioni, presenti in noi e nell’ambiente sociale, quel seme porterà frutto in maniera straordinaria e oltre ogni umana attesa: “il cento, il sessanta, il trenta per uno” (13,8). “Questo frutto sarà buono solo se il terreno della vita sarà stato coltivato secondo la volontà divina” (Benedetto XVI, 17 luglio 2011).
Padre santo, la tua Parola agisce con potenza e può donare alla nostra vita un’insperata fecondità. Contemplando i santi Luigi e Zelia Martin, umili e fedeli testimoni dell’amore coniugale, oggi ti chiediamo la grazia di non scoraggiarci dinanzi alle difficoltà e di collaborare con maggiore docilità per fare della vita un segno della tua carità.
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