Lettera aperta

Cara Sindaca, è proprio questo il rischio “bavaglio”

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Di Vito Rizzo

Lettera aperta al sindaco di Lizzano, Antonietta D’Oria dopo il suo intervento alla veglia organizzata da don Giuseppe Zito che insieme ai suoi fedeli pregavano il Signore perché il disegno di legge Zan non continuasse la sua corsa contro la famiglia naturale e la libertà di espressione.

Gent.ma Sindaca Antonietta D’Oria,

ho letto e riletto il suo post sulla pagina facebook ufficiale del suo Comune nel quale lei è intervenuta sulla vicenda che ha visto messo alla gogna il parroco del suo paese, Don Giuseppe Zito, reo di aver invitato i fedeli a una veglia di preghiera «per offrire al Signore il nostro contributo per bloccare l’ingiusto e perverso disegno di legge Zan-Scalfarotto-Boldrini contro l’omotransfobia».

Volevo semplicemente ricordarLe che ai sensi dell’art.7 della nostra Costituzione repubblicana «lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani».

Appare pertanto quanto mai fuori luogo che una Pubblica Autorità quale Lei è, possa “sindacare” su scelte pastorali che non coinvolgono in alcun modo l’amministrazione della Sua città.

Volevo inoltre ricordarLe che ai sensi dell’art.19 della stessa Costituzione alla quale Lei ha giurato fedeltà è precisato che «tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume».

Ancora, la stessa Carta costituzionale all’art.3 espressamente prevede che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».

Come Le apparirà evidente, la Sua condotta che – immagino con buone intenzioni – voleva rivendicare il rispetto del principio dell’art.3 della Costituzione, l’ha spinta – spero inconsapevolmente – a violare non soltanto il suddetto articolo, andando a “sindacare” le scelte pastorali di un ministro di una religione costituzionalmente riconosciuta dal nostro Ordinamento repubblicano, ma anche i richiamati articoli 7 e 19.

Inoltre, a quanto risulta dalle cronache, pare che Lei sia intervenuta a contestare alle Forze dell’Ordine presenti innanzi alla Chiesa durante la Veglia di preghiera, le modalità di esercizio della propria attività lavorativa che, come Lei saprà, esulano dalle competenze del Sindaco.

La cosa ancor più grave è che pare che Lei abbia invitato gli stessi, non il corpo della polizia municipale a Lei sottoposto, a procedere all’identificazione dei cittadini presenti all’interno di un luogo di culto; in questo caso ancor più palesemente contravvenendo ai principi dei citati art.3, 7 e 19 della Costituzione repubblicana.

Non intendo sindacare l’opportunità e la fondatezza delle sue considerazioni di carattere pastorale, laddove, senza alcun nesso con la vicenda, invitava il parroco a pregare non per la famiglia naturale – per inciso: costituzionalmente tutelata anch’essa all’art. 29 –  ma «contro i femminicidi, le violenze domestiche, le spose bambine» o a favore delle «anime dei disperati che giacciono in fondo al Mediterraneo» o «per le tante vittime innocenti di abusi».

Come Lei ben saprà, la Chiesa non smette mai di pregare, per gli uni, per gli altri, per le vittime e i carnefici e – pensi un po’ – anche per i governanti…

Mi permetto di esprimerLe la mia opinione a riguardo: non credo che abbia colto nel segno! Anzi – a dire il vero – credo che abbia voluto distogliere l’attenzione dal merito citando alla rinfusa altre sensibilità egualmente importanti.

La invito a rileggere Arthur Schopenhauer che già due secoli fa spiegava nella sua “L’arte di ottenere ragione” gli stratagemmi da seguire anche quando si ha torto. Così, a primo acchito, il suo post sembra averne attinto a piene mani.

Ma io rispetto la Sua idea, come rispetto profondamente i miei tanti amici omosessuali, eppure a Lei come a loro continuo a dire che questa legge è una legge sbagliata che non tutela le vittime ma crea dei nuovi carnefici.

Le lascio immaginare: oggi si è ritenuto giusto organizzare un picchetto davanti a una Chiesa in cui dei fedeli in preghiera auspicavano il fallimento parlamentare di una legge che reputano sbagliata. Addirittura, una Sindaca è scesa in piazza a rivendicare la non legittimità di quella scelta di preghiera suggerendone al parroco altre a Lei più gradite. La stessa ha intimato le Forze dell’Ordine a bloccare l’esercizio del diritto di culto. La stessa ha utilizzato il profilo istituzionale del proprio Comune per decidere e comunicare sui social “da che parte stare”.

E questo senza che ci sia una legge che tacci di omofobia qualunque opinione dissenziente rispetto alla propaganda LGBTI.

Ah, dimenticavo ancora: con la sua condotta ha violato anche l’art.21 della Costituzione repubblicana a cui – Le ricordo ancora – Lei ha giurato fedeltà: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».

Le sembrerà strano ma i Costituenti – bontà loro – quando l’hanno scritta pensavano di tutelare davvero tutti e non soltanto chi la pensava come loro. Ma per loro era forse più facile capirlo: venivano da 20 anni di dittatura fascista e avevano – loro sì – realmente a cuore le libertà, di tutti!




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