Educazione digitale

“L’educazione digitale è “un impegno inderogabile”

internet

a cura della Redazione

Dopo che l’inchiesta “Delirio” ha portata alla ribalta un inquietante giro di violenza e tortura su minori, si torna a parlare dei pericoli del web. A sottolineare l’urgenza di accendere i riflettori su questo aspetto dell’educazione è Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio delle Comunicazioni sociali della Cei.

Ci siamo occupati più volte di educazione digitale. Il mondo del web è un universo con regole tutte sue e con insidie nascoste che è necessario conoscere per poterle evitare. Il problema ci vive accanto a noi come adulti educanti non ci accorgiamo che i nostri figli sono esposti ad una serie di pericoli che spesso vengono proprio dai sentieri nascosti del mondo digitale.

A sottolineare l’urgenza di accendere i riflettori su questo aspetto dell’educazione è Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio delle Comunicazioni sociali della Cei, nella newsletter settimanale. “I territori digitali, come le città, presentano nella loro morfologia margini urbani, cunicoli e bassifondi. Deep web e dark net sono due realtà digitali che identificano tutto ciò”.

Cosa sono deep web e dark net? Il deep web, spiega Corrado: “Indica contenuti che non sono indicizzati dai motori di ricerca tradizionali”, mentre alla dark net “si accede attraverso un indirizzo segreto mediante riconoscimento, accettazione e autorizzazione”. “C’è una sorta di prova di affidabilità, soprattutto nelle dark net, che può consistere in un pagamento o in una condivisione di materiale informatico”.

La cronaca degli ultimi tempi è da brividi. Nell’ottobre scorso è iniziata una indagine che ha portata a galla una vera e propria galleria degli orrori. Parlo dell’inchiesta “Delirio” della Procura dei Minori di Firenze. Le indagini condotte nell’ultimo anno dal nucleo investigativo del comando provinciale di Siena hanno scoperto un giro di bambini abusati sessualmente e torturati fino all’uccisione, con il progredire delle sevizie legate a pagamenti di somme in criptovalute (Bitcoin) sempre maggiori da parte degli spettatori collegati online su siti del dark web. Gli indagati sono ora 28, come riportano le agenzie di stampa, compresi il ragazzo frequentatore delle cosiddette red room, una ragazza sulla quale si stanno facendo accertamenti per capire se vi era entrata anche lei, entrambi piemontesi, e un terzo ragazzo anche lui di 17 anni, molto abile coi computer. Tra di loro ci sono anche sei maggiorenni. Per tutti i reati ipotizzati sono pedopornografia, detenzione di materiale pedopornografico e istigazione a delinquere. Questa è evidentemente solo la punta di un iceberg che ha radici ben più vaste e profonde e che appartiene al mondo sommerso del web.

Corrado evidenzia che “le cronache, che mettono in risalto il trascinamento dei nostri ragazzi nella ragnatela delle dinamiche anche controverse di Internet, non sono solo un campanello d’allarme, ma ribadiscono un impegno educativo inderogabile”. “La conoscenza delle periferie sottolinea la necessità di un’opera formativa ed educativa che coinvolge in modo particolare gli adulti per padroneggiare e abitare i nuovi ambienti digitali”. Secondo il direttore dell’Ufficio Cei, “non basta più la giustificazione della non natività digitale”. “In ballo c’è il risvolto sociale della relazione umana – conclude – Non è sufficiente esserci: la presenza degli adulti diventi accompagnamento e vicinanza, ma soprattutto attenzione e intervento, se necessario”.




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