
Come se nulla fosse
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 12,14-21)
In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni».
Il commento
“Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire” (12,14). Gesù ha guarito un uomo in giorno di sabato, il fatto è avvenuto nella sinagoga (12, 9-12). Ai nostri occhi questo evento è una vittoria della misericordia, per i farisei invece è una nuova provocazione, anzi una plateale bestemmia perché non rispetta la legge del riposo sabbatico. In fondo, la patologia in questione non era così grave da richiedere un intervento tempestivo, era possibile e doveroso rimandare. Fino a questo momento hanno sopportato, ora decidono che è necessario intervenire per impedire al giovane Rabbì di inquinare la purezza della Legge. La sua dottrina, infatti, contrasta con la tradizione e perciò non può essere più tollerata. I farisei sono così accecati dalla rabbia da non rendersi conto che la loro scelta conferma la denuncia che Gesù aveva loro rivolto: “Se aveste compreso che cosa significhi: misericordia io voglio e non sacrifici, non avreste condannato persone senza colpa” (12,7).
Questa decisione non avviene in pubblico ma nelle segrete stanze del potere. E tuttavia Gesù viene a saperlo e decide di allontanarsi (12,15). Non istiga i discepoli alla battaglia, non prepara alcuna forma di resistenza, anzi continua la sua opera di annuncio e testimonianza. Come se nulla fosse. L’evangelista rilegge tutto questo nella cornice del misterioso profeta di cui parla Isaia: “Ecco il mio servo, che io ho scelto” (12,18). Quella pagina biblica annuncia che, senza usare violenza e malgrado i contrasti, quel Servo riuscirà a far trionfare la giustizia divina (12,20). Anzi, proclama che “nel suo nome spereranno le nazioni” (12,21). Questa vicenda somiglia più ad una bella favola che alla dura realtà della storia. E invece per l’evangelista quell’antica pagina profetica si compie proprio nella persona di Gesù. È Lui il Servo, il testimone fedele e mite della misericordia di Dio. Oggi chiediamo la grazia di rinunciare ad ogni potere. Amare e servire. Questo solo ci basta.
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