
Abbiamo bisogno del Maestro
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,18-23)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».
Il commento
“Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore” (13,18). Inizia così la spiegazione fatta da Gesù su richiesta dei discepoli. In realtà essi avevano già ascoltato ma la ripetizione del verbo non è inutile, anzi fa capire che se vogliono davvero comprendere, devono mettersi nuovamente in ascolto. È Gesù che spiega: la Parola resta oscura, se Dio non ci illumina. Se non vogliamo fermarci alla semplice conoscenza, se desideriamo veramente esplorare le vie di Dio e raccogliere le provocazioni che il Signore vuole comunicarci, dobbiamo chiedere al Maestro di manifestare la luce. Gesù invita a intrecciare due verbi: ascoltare e comprendere. E difatti la spiegazione inizia parlando di colui che “ascolta e non comprende” (13,19) e termina presentando il “terreno buono” come colui che “ascolta la parola e la comprende” (13,23). Non basta ascoltare, dobbiamo preoccuparci di comprendere, cioè di cogliere il senso e il valore della Parola. Il verbo greco [syníēmi] significa mettere insieme, indica cioè il faticoso processo della conoscenza che collega gli eventi per giungere alla verità. La ragione ha questa innata capacità. Ma non basta. Se vogliamo comprendere il senso profondo della vita, dobbiamo avvicinarci a Gesù e lasciarci istruire da Lui (13,10).
Teresa di Lisieux racconta così la sua esperienza: “Gesù non ha affatto bisogno di libri, né di dottori per istruire le anime, Lui, il dottore dei dottori insegna senza rumore di parole, mai l’ho udito parlare, ma sento che egli è in me ad ogni istante, mi guida, mi ispira quello che devo dire o fare, scopro proprio nel momento in cui ho bisogno delle luci che non avevo ancora visto. Il più delle volte non è durante le orazioni che sono più abbondanti, ma piuttosto tra le occupazioni della giornata” (Ms A 83v). Chi vive in questa intima comunione con il Signore riceve la luce al momento opportuno e quando meno se l’aspetta. Non è importante essere fisicamente prostrati dinanzi a Dio, ciò che conta è essere interiormente rivolti a Lui, in attesa della luce. È questa la grazia che oggi chiediamo.
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