
Essere, anzi restare piccoli
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,31-35)
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Il commento
“Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo” (13,31). Nella storia umana, malgrado i cambiamenti epocali e culturali, ci sono cose che non mutano. Una di questa è la mania di grandezza. L’uomo è abituato a vedere solo ciò è grande, guardiamo con ammirazione chi è più bravo, più ricco o più potente. Insomma, chi è più capace. L’aggettivo grande viene usato spesso per indicare persone che dimostrano di avere doti eccellenti. Da una parte vi sono i grandi, quelli che occupano le pagine della cronaca; e dall’altra… tutti quelli che vivono nell’anonimato e non contano niente, quelli che hanno rinunciato ad apparire. In un contesto come questo, la parola di Gesù è certamente diversa, assolutamente rivoluzionaria. A quanti gli chiedono di descrivere il regno di Dio di cui parla con tanta passione, il Nazareno risponde con un’immagine che sfida l’istintiva ragione e contrasta ogni umana attesa, paragona il Regno al granello di senape, aggiungendo che è “il più piccolo di tutti i semi” (13,32). Ad essere precisi, Gesù parla di un seme gettato nella terra, qualcosa che nessuno vede. Non solo è piccolo ma anche nascosto. Nessuna visibilità. Quest’immagine non disegna solo una lunga fase della storia ma annuncia lo stile che i discepoli devono sempre custodire con la massima cura.
Nei primi secoli il cristianesimo era un insieme di piccole comunità disseminate nel grande e potente impero romano. I discepoli di Gesù non avevano alcun potere né desideravano conquistarlo. E difatti, non hanno mai tentato alcuna rivoluzione politica. L’unico desiderio era quello di testimoniare con umiltà e fierezza la fede che avevano ricevuto. Non solo erano piccoli ma volevano restare piccoli. La piccolezza non è una strategia di conquista ma il cuore dell’esperienza di fede. Chi cerca il potere, si trova in compagnia del maligno. L’unico interesse che dobbiamo coltivare è quello di amare e servire Dio, fare con gioia tutto quello che può rendere più bella la vita dell’umanità. È questa la nostra utopia.
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