27 luglio 2020

27 Luglio 2020

Essere, anzi restare piccoli

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,31-35)
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

Il commento

Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo” (13,31). Nella storia umana, malgrado i cambiamenti epocali e culturali, ci sono cose che non mutano. Una di questa è la mania di grandezza. L’uomo è abituato a vedere solo ciò è grande, guardiamo con ammirazione chi è più bravo, più ricco o più potente. Insomma, chi è più capace. L’aggettivo grande viene usato spesso per indicare persone che dimostrano di avere doti eccellenti. Da una parte vi sono i grandi, quelli che occupano le pagine della cronaca; e dall’altra… tutti quelli che vivono nell’anonimato e non contano niente, quelli che hanno rinunciato ad apparire. In un contesto come questo, la parola di Gesù è certamente diversa, assolutamente rivoluzionaria. A quanti gli chiedono di descrivere il regno di Dio di cui parla con tanta passione, il Nazareno risponde con un’immagine che sfida l’istintiva ragione e contrasta ogni umana attesa, paragona il Regno al granello di senape, aggiungendo che è “il più piccolo di tutti i semi” (13,32). Ad essere precisi, Gesù parla di un seme gettato nella terra, qualcosa che nessuno vede. Non solo è piccolo ma anche nascosto. Nessuna visibilità. Quest’immagine non disegna solo una lunga fase della storia ma annuncia lo stile che i discepoli devono sempre custodire con la massima cura.

Nei primi secoli il cristianesimo era un insieme di piccole comunità disseminate nel grande e potente impero romano. I discepoli di Gesù non avevano alcun potere né desideravano conquistarlo. E difatti, non hanno mai tentato alcuna rivoluzione politica. L’unico desiderio era quello di testimoniare con umiltà e fierezza la fede che avevano ricevuto. Non solo erano piccoli ma volevano restare piccoli. La piccolezza non è una strategia di conquista ma il cuore dell’esperienza di fede. Chi cerca il potere, si trova in compagnia del maligno. L’unico interesse che dobbiamo coltivare è quello di amare e servire Dio, fare con gioia tutto quello che può rendere più bella la vita dell’umanità. È questa la nostra utopia.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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