Adolescenti sempre più violenti: cosa abbiamo sbagliato?

bullismo

Come interpretare la crescita esponenziale del numero di ragazzi, poco più che adolescenti o giovani, coinvolti in fatti di violenza, bullismo, sadismo, sfruttamento, depravazione fisica e morale? C’è un messaggio per noi adulti dietro tutto questo?

Bullismo e devianza rappresentano i comportamenti aggressivi più diffusi tra i nostri adolescenti. Stalking, vendetta pornografica, autolesionismo sono altre forme di quotidiana violenza che numerosi adolescenti subiscono o perpetrano fuori dalle cronache mediatiche. Il susseguirsi di episodi di violenza giornaliera tra ragazzi nei confronti dei coetanei, dei professori e dei genitori, dà l’impressione di assistere ad un dilagare di certe condotte messe in atto da giovanissimi sempre più inconsapevolmente violenti.

Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, 2 adolescenti su 50 (il 4%), hanno subìto aggressioni fisiche da un amico, già dai 14 e 15 anni. Spesso sottovalutati, questi comportamenti sono la radice per la violenza domestica e per i femminicidi.

In questi giorni abbiamo anche avuto modo di parlare di una notizia di cronaca inquietante. Un gruppo di ragazzini, perlopiù minorenni, sono riusciti ad accedere, pagando in criptovalute, a siti nascosti nel dark web e qui assistevano a violenze sessuali e torture praticate in diretta da adulti su minori, interagendo con i protagonisti delle stesse violenze e richiedendo sevizie sui corpi dei bambini. È quanto hanno scoperto i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Siena, con il coordinamento della procura dei minori di Firenze, impegnati nello sviluppo dell’operazione denominata Delirio, avviata nell’ottobre scorso.

Di fronte a un quadro come questo proporrei una domanda: cosa stanno cercando di comunicarci i nostri figli? Cosa altro dobbiamo attendere come adulti per rimettere in discussione le nostre convinzioni e magari invertire la rotta?

Leggi anche: Le regole servono nell’educazione dei figli?

Nella nostra epoca i ruoli sono stati progressivamente invertiti e non è più solo una questione tra papà e mamma, qui l’inversione dei ruoli si sta verificando tra genitori e figli. In altri termini, pretendiamo da loro che siano adulti, che ci comprendano, che rispettino le nostre esigenze, quelle del lavoro in primis, dello svago e, senza accorgercene, chiediamo a loro di fare quello che dovremmo fare noi. Li lasciamo soli nella crescita, soli davanti alle infinite possibilità del web in cui sono tanti gli spunti, ma certamente c’è un vuoto determinante: l’assenza di un riferimento etico imperante.

Nell’Enciclica Caritas in Veritate, Benedetto XVI, dopo aver rammentato che “con il termine educazione non ci si riferisce solo all’istruzione o alla formazione al lavoro, entrambe cause importanti di sviluppo, ma alla formazione completa della persona”, evidenzia l’aspetto problematico della situazione attuale. Dice il Papa emerito: “Per educare bisogna sapere chi è la persona umana, conoscerne la natura. L’affermarsi di una visione relativistica di tale natura pone seri problemi all’educazione, soprattutto all’educazione morale, pregiudicandone l’estensione a livello universale” (n. 61).

Il modello educativo perseguito dai genitori cristiani si deve fondare sul primato di Dio inteso come il sommo bene, la cui grazia e provvidenza permette ai nostri figli di essere protetti dal male perché non ne siano assorbiti fino a diventarne artefici.

Propongo una serie di sollecitazioni su cui riflettere in questi giorni di relax:

  • Quante volte abbiamo parlato ai nostri figli del Bene come valore assoluto? Quante volte abbiamo parlato loro della creatura umana così come è uscita dal cuore di Dio Creatore: buona, solidale, altruista?
  • Proviamo a fare una autoanalisi: quante volte abbiamo “adultizzato” i nostri figli e ci siamo comportati da “adultescenti”? Quante volte abbiamo chiesto loro di comprendere le nostre assenze dettate dal lavoro o da qualsiasi altro impegno più o meno importate? Abbiamo poi cercato di riempire i nostri vuoti con acquisti, giornate di shopping e tutto il resto?
  • Quante sono le occasioni in cui abbiamo demandato ad internet risposte che avremmo potuto dare noi?

Sulla base di tali considerazioni voglio anche proporre degli obiettivi da raggiungere nel momento in cui, come genitori, definiamo una strategia educativa:

Innanzitutto, torniamo ad affidare i nostri figli a Dio

Non lo faremo mai abbastanza. Chiediamo al Signore di prendere i nostri figli sotto la sua protezione perché si manifesti come Padre provvidente e dove manchiamo noi genitori, Lui possa intervenire.

Promuovere la tenerezza

Non è difficile verificare se i figli sono sadici o invece si commuovono. Basta osservarli per comprendere se si inteneriscono, se la vita umana, il dolore del prossimo ha qualche valore per loro. Se ci rendiamo conto che non c’è alcuna affezione è urgente porre dei ripari e promuovere la tenerezza in ogni modo possibile.

Insegnare a prendersi cura

Diamo piccole responsabilità ai figli verso i fratellini più piccoli o verso le persone bisognose, proviamo a verificare la loro capacità di compiere un sacrificio per il bene dell’altro, di occuparsi del bisogno di chi ci vive accanto in maniera gratuita.

Proporre la vita come un dono e una vocazione

Facciamo in modo che i nostri figli riscoprano la vita come un dono di un valore ineguagliabile. Un dono che va valorizzato e custodito in ogni modo possibile.

Dobbiamo tornare a riflettere come genitori al compito educativo, solo così potremo superare l’emergenza sociale, civile ed etica che stiamo vivendo.




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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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Giovanna Pauciulo

Sposa e madre di tre figli, insieme al marito Giuseppe è referente della Pastorale Familiare per la Campania, ha conseguito il Master in Scienze del Matrimonio e della Famiglia presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II. Conduce su Radio Maria la trasmissione “Diventare genitori. Crescere assieme ai figli”. Collabora con Punto Famiglia su temi riguardanti la genitorialità e l’educazione alla fede dei figli. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018).

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