28 luglio 2020

28 Luglio 2020

#Restiamo vicini

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,36-43)
In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

Il commento

Congedò la folla ed entrò in casa” (13,36). La narrazione evangelica inizia con questa semplice annotazione. Il Vangelo si muove tra la piazza e la casa, tra la folla e i discepoli, tra i luoghi pubblici e quelli domestici. Alla folla Gesù parla in parabole, ai discepoli spiega il significato più profondo nascosto tra le parole. La casa è il luogo degli affetti e della confidenza, è lo spazio umano in cui il dialogo diventa più personale. Nella casa l’insegnamento di Gesù non appare come una lezione ma come una parola consegnata al cuore. Tutto questo però dipende anche dai discepoli, anzi spetta proprio a loro fare il primo passo. Nel racconto c’è un dettaglio che potrebbe passare inosservato: quando Gesù entrò in casa “i discepoli si avvicinarono per dirgli: spiegaci la parabola della zizzania” (13,36). Se fossimo in un luogo pubblico, potremmo capire perché l’evangelista usa il verbo avvicinarsi, ma la comunità si trova in casa, in un luogo dove tutti sono raccolti. Più che un movimento fisico, questo verbo fa pensare ad un movimento del cuore. D’altra parte il verbo greco [prosérchomai] significa farsi accanto, andare presso qualcuno, possiamo cogliere un velato accenno all’intimità della relazione. Questo verbo rappresenta per noi una provocazione. Se davvero vogliamo capire quello che Dio vuole dire alla nostra vita, non possiamo rimanere distanti, in attesa di luci spettacolari ma dobbiamo accostarci con fiducia, anzi siamo invitati a restare presso il Signore sapendo che la sua parola non è mai gridata ma sussurrata. Se restiamo lontani, la voce non arriva con chiarezza e non possiamo perciò afferrare la verità che Dio vuole comunicare.

Tante volte ci lamentiamo con Dio perché non risponde alle nostre preghiere. Altre volte diciamo che la volontà di Dio non è chiara. Forse accade il contrario: Dio parla e noi siamo distratti e distanti, immersi in un mondo di rumori che di fatto ci impedisce di ascoltare quello che Dio vuole dirci. Oggi chiediamo la grazia di inclinare il cuore per riconosce e accogliere la Parola di Dio.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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