Diagnosi preimpianto

Diagnosi preimpianto: strumento di vita o di morte?

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di Gabriele Soliani

Quanti sono gli embrioni abortiti perché la diagnosi preimpianto li hanno reputati non idonei alla gravidanza? Si può giudicare una vita umana non idonea alla vita?

L’Associazione radicale Luca Coscioni per bocca della presidente, avvocato Filomena Gallo, ha chiesto al Ministro Speranza di inserire nei LEA nazionali la diagnosi preimpianto per gli embrioni da usare nella fecondazione assistita.

A tutt’oggi sono le Regioni a pagarne il costo grazie all’intervento dei Tribunali che aggirano la Legge 40 che regola la fecondazione assistita. L’associazione ha presentato 4500 firme al Capo segreteria tecnica del Ministero della Salute Stefano Lorusso. Con la diagnosi preimpianto sono nati 599 bambini nel 2016 e 705 nel 2017 oltre ai 14000 nati con la PMA. La diagnosi preimpianto serve a eliminare gli embrioni per esempio con la trisomia 21 o 18 o con altre problematiche. Anche se non si vuole ammettere si tratta di selezione delle persone da far nascere. Selezione che paghiamo tutti noi. Un assurdo!

Ma non si fermano qui. Oltre a riformare i LEA vogliono aggiornare le linee guida della legge 40, rimuovere il limite dei 46 anni per avere la PMA a carico del San e vogliono sapere quanti embrioni non idonei alla gravidanza ci sono nei congelatori dal 2010 in Italia. Questo vuol dire che gli embrioni non adatti alla gravidanza sarebbero… utilizzabili per la scienza. Utilizzare un essere della specie umana è un obbrobrio della storia recente che il mondo ha condannato. Ma i radicali, una volta che hanno imboccato il cosiddetto “piano inclinato”, non si fermano più. Per loro tutto diventa un diritto. In democrazia però possono essere fermati con leggi non succubi dei “desideri” a tutti i costi.




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