
Disturbatore della quiete pubblica
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 14,1-12)
In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!». Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta. Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.
Il commento
“Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione” (14,3). È Giovanni Battista l’indiscusso protagonista di questa pagina evangelica, un uomo ormai ridotto al silenzio perché ha avuto il coraggio di accusare il re Erode di adulterio (14,4). Giovanni sapeva che i potenti di questo mondo ascoltano volentieri gli adulatori e mettono da parte i contestatori. Ma non poteva stare in silenzio. Lui sapeva di essere un profeta, cioè un uomo inviato da Dio per dire parole di Dio. Un profeta non dice quello che tutti già sanno o pensano di sapere; per sua natura è un disturbatore della quiete pubblica perché è chiamato a denunciare il male con fermezza e senza diplomazia. Deve annunciare la verità con parole di fuoco. Il profeta è una voce sgradita ai potenti perché annuncia che l’unico potere è quello di Dio; e l’unica legge è quella della verità. Il profeta non obbedisce ai sondaggi né dice quello che la gente vuole sentire, non accarezza l’opinione pubblica ma è pronto a sferzare le attese degli uomini per non deludere le attese di Dio.
Giovanni Battista offre un’immagine affascinante della fede e di quello stile che la Chiesa deve custodire con cura. “La parola di Dio non è incatenata!”, scrive Paolo con fierezza (2Tm 2,9). I cristiani non sono oppositivi ma non devono neppure diventare accomodanti, “La verità è lo stesso Dio vivente, è la sua parola quando colpisce; dinanzi a questa verità l’uomo deve morire” (D. Bonhoeffer). Una Chiesa che ha paura di perdere il consenso degli uomini, finisce per allontanarsi da Dio. Se minimizza la verità oppure non la annuncia con libertà, viene meno alla sua vocazione. Questa parola chiama in causa ogni battezzato. È bene sapere che oggi siamo chiamati a lottare per custodire la verità del Vangelo. non dobbiamo misurare la vita con le parole di una cultura che si presenta con voce suadente ma che calpesta quell’immagine che Dio ha scritto nel cuore di ogni uomo. Oggi chiediamo la grazia di proclamare la verità non solo a parola ma con la vita. Dio vuole fiori profumati, non fiori finti.
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