CORRISPONDENZA FAMILIARE

“Vuoi diventare la mia sposa?”. Consigli per prepararsi alle nozze

3 Agosto 2020

Vincenzo e Filomena

Una proposta di matrimonio originale: inginocchiati nella Cappella dedicata ai santi sposi Martin, Vincenzo chiede a Filomena di sposarlo. Don Silvio consegna loro le parole per vivere intensamente questo tempo di preparazione alle nozze.

Caro don Silvio,

ieri ho vissuto una giornata bellissima, faccio ancora fatica a contenere la cascata di emozioni, ho proprio bisogno di condividere con te. Tre anni fa, quando sono stata a Lisieux e ho avuto modo di conoscere più da vicino la testimonianza dei santi Luigi e Zelia, sono rimasta affascinata e ho deciso che nella mia vita affettiva avrei cercato di seguire il loro esempio, mettendo Dio al primo posto. Tu lo sai, quei giorni furono difficili e carichi di angoscia ma furono anche decisivi. 

Parto da lontano per spiegare quello che ieri portavo nel cuore, nel giorno in cui si celebra la memoria liturgica di questi santi sposi. Ho vissuto tutta la novena con particolare intensità, a partire dalla serata e dalla liturgia dedicata ai nubendi fino alla Celebrazione Eucaristica che ieri ha sigillato nella forma più solenne il mio e nostro cammino di fede. Ho vissuto tutto questo in compagnia e, quando non era possibile stare insieme, in stretta sintonia con Vincenzo che, mai come in questo tempo, era premuroso e prodigo di attenzioni. Quest’anno avevamo deciso di consegnare all’intercessione dei santi sposi il nostro giovane amore per comprendere sempre meglio la volontà di Dio. Mai però avrei immaginato quello che il mio Vincenzo aveva programmato. 

Dopo la Celebrazione e la rappresentazione teatrale mi ha chiesto di andare in chiesa, in quella chiesa in cui tante volte viviamo il nostro tempo di adorazione. Pensando che volesse semplicemente chiudere la bella giornata con una preghiera, sono andata volentieri. E invece, una volta entrati e inginocchiati Vincenzo mi ha chiesto di sposarlo. Faticava a trovare le parole, era emozionatissimo. Io più di lui. E poi, sai come vanno a finire queste cose, lacrime a volontà… 

Inutile dirti che ho dormito poco. Svegliandomi mi sentivo più leggera. Ma non voglio cadere solo nella trappola delle facili emozioni. Oggi comprendo ancora meglio il significato e il valore di quello che è accaduto. Tante volte ho visto film in cui la proposta di matrimonio veniva fatta in un luogo meraviglioso, al termine di una cena in un ristorante costosissimo, sotto la Tour Eiffel o davanti al Big Ben di Londra. Ero cresciuta con l’idea che fosse un momento magico e lo attendevo… 

Il mio sposo, quello che “Dio ha scelto per me”, sa scrutare il mio cuore, conosce i moti del mio animo, sa che per me il luogo più raffinato e più elitario, non è neppure paragonabile alla nostra piccola e amata Cappella Martin che custodisce il Re dei Re, fonte dell’eterno amore; e le reliquie dei santi Sposi Luigi e Zelia che hanno fatto della loro casa una vera chiesa perché nella loro esperienza coniugale hanno dato a Dio il primo posto.

“Ho scelto questo giorno perché vorrei che ogni anno lo ricordiamo non solo come memoria di un’esperienza che appartiene al passato ma come un memoriale del nostro Amore che si rinnova sotto lo sguardo dei santi Martin”. Sono queste le parole che Vincenzo mi ha consegnato ieri sera. Conosco la delicatezza dei suoi sentimenti ma quelle parole, scelte e pesate con cura, mi hanno permesso di comprendere ancora meglio la bontà della sua anima, ho intravisto in lui una particolare luce. Non posso fare a meno di pensare che il mio futuro sposo è molto più ricco di grazie di quanto potevo lontanamente immaginare; ed è davvero il tesoro più prezioso con cui il Buon Dio ha voluto arricchire la mia vita. Ti saluto con affetto e ti ringrazio per i tuoi preziosi consigli e le tue preghiere che hanno fatto fiorire la mia vita.

Filomena

Cara Filomena,

ti ringrazio per avere condiviso con me questo passaggio così significativo della tua vita. È sempre una gioia per me accompagnare i giovani fidanzati alle nozze, è uno degli aspetti più belli del mio ministero sacerdotale. Alla luce dell’esperienza permettimi perciò di consegnarti alcune parole che possono aiutarvi a strutturare meglio il vostro cammino. 

Nel consegnarmi la tua lettera mi hai detto: “Da questo momento siamo impegnati a camminare più speditamente verso il matrimonio”. Hai proprio ragione. Possiamo dire che oggi termina il fidanzamento e inizia la preparazione al matrimonio. O meglio, il fidanzamento entra nella sua fase decisiva. Il fidanzamento è solo l’anticamera dell’amore, è il matrimonio la vera casa, lo spazio in cui l’amore può assumere la sua forma piena. Questa prospettiva non piace a tutti, alcuni sponsorizzano la convivenza, una specie di fidanzamento prolungato in cui si sta insieme fino a quando… c’è il comune desiderio. Voi invece avete scelto di puntare diritto alla meta. 

Fate del vostro cammino una… corsa. È questa la parola che voglio consegnarvi, è una parola che traggo dal vocabolario di santa Teresa di Lisieux. Nella notte di Natale 1886, che lei considera come il giorno della sua conversione, comincia una fase nuova della sua vita, che lei stessa definisce “una corsa da gigante”. Vi invito a leggere e a meditare attentamente le pagine nelle quali Teresa racconta le tappe fondamentali di questo cammino che dalla notte di Natale giunge all’ingresso in monastero avvenuto il 9 aprile 1888. Sono quindici mesi vissuti con grande intensità e determinazione. Non mancarono le lotte e le delusioni. Leggete anche le pagine che raccontano gli eventi che portarono Teresa alla consacrazione, avvenuta l’8 settembre 1890. Il racconto di questo cammino forma una parte non marginale della Storia di un’anima, l’autobiografia che Teresa ha scritto su ordine della priora e che rappresenta un vero best-sellers della letteratura mondiale. 

Rileggendo queste pagine, scritte con grande lucidità teologica, potete ricevere luci preziose per il vostro cammino verso le nozze. Ricordate che, se diverse sono le vocazioni, unico è Colui che chiama e unica è anche la meta. Nella luce di questa reciprocità vocazionale potete comprendere come fare del vostro matrimonio un vero cammino di santità. La vita consacrata, infatti, insegna a tutti i battezzati che solo donando tutto a Dio è possibile sperimentare quel centuplo che Gesù ha promesso. Insomma, quanto più diamo tanto più riceviamo. 

Vivete con sempre maggiore intensità la vita eucaristica. È questa la seconda parola che vi consegno. La pandemia e la forzata lontananza dalla Messa vi hanno permesso di comprendere ancora meglio quanto sia prezioso e indispensabile l’incontro eucaristico. Non mi riferisco solo alla Celebrazione ma anche all’Adorazione. Luigi e Zelia Martin hanno fatto della Messa quotidiana il fulcro della loro esperienza di fede. L’Eucaristia vi aiuta a vivere la fede come un’esperienza in cui l’amore gioca un ruolo decisivo. Gesù non appare solo come un Maestro che insegna la via da seguire ma come lo Sposo che si dona alla Chiesa sua sposa. Lasciandovi amare da Lui, non solo imparate ad amarlo come si conviene ma imparate anche ad amarvi in Lui e per Lui. Stando a contatto con Gesù ricevete la grazia di custodire l’innocenza del cuore e la limpidezza dello sguardo. E infine, apprendete l’arte della santità che, in estrema sintesi, può essere così sintetizzata in queste parole: fare tutto e solo per Lui

In questa luce il matrimonio non appare più soltanto come la realizzazione di un sogno ma come la risposta ad una chiamata. Ecco la terza parola da custodire con cura. Accogliere il matrimonio come una vocazione significa restare costantemente in ascolto di Dio e vivere anche l’amore coniugale come una forma di obbedienza. Nella cultura libertaria che oggi imperversa l’obbedienza viene squalificata a priori, come se fosse un insulto alla responsabilità personale. Nella logica della fede, invece, è la veste ordinaria perché insegna a misurare ogni scelta in rapporto a Dio. Ogni scelta è fatta in obbedienza. Anche quella che corrisponde ai desideri del cuore. Prima di dire “mi piace”, cercate di capire se piace a Dio. Questo significa cercare in ogni cosa la volontà di Dio. Chi vive così, impara ad accogliere anche gli eventi non desiderabili, anche quelli dolorosi, non come una disgrazia ma un’opportunità, non come un ostacolo ma una via. Se rileggete l’esperienza dei santi Luigi e Zelia Martin, vi accorgerete che è proprio questo il segreto della loro santità. 

C’è ancora un’ultima parola da consegnare, la trovo nella Celebrazione Eucaristica: “Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”. Queste parole di Gesù manifestano l’amore e, al tempo stesso, annunciano la passione. Chi ama, è disposto ad offrire se stesso, a fare della sua vita un dono per l’altro. È questo il cuore del fidanzamento. Se manca questa disponibilità il matrimonio è solo un’illusione dei sensi. Le parole eucaristiche ci ricordano che donare il proprio corpo non significa vivere un’esaltante esperienza emozionale ma offrire se stessi, in una totalità che abbraccia ogni aspetto della vita e non ammette rimpianti. Tutto questo avviene quando l’amore viene sigillato dal patto nuziale nel quale ciascuno si consegna all’altro nella piena totalità del suo essere. Solo a questo punto, dopo aver detto: “sono tutto per te” e “mi dono tutto a te”, gli sposi si donano anima e corpo e iniziano una straordinaria avventura. Beati coloro che comprendono questa verità che oggi appare più che mai nascosta. 

Mia cara, se la vita eucaristica diventa la spina dorsale del vostro fidanzamento e il quotidiano riferimento della preparazione al matrimonio, diventerà anche la pietra angolare della vita coniugale e familiare. Se siete ben radicati in Gesù Cristo, siate certi che “tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore” (Ef 2,21). 

Nel consegnarvi queste parole m’ impegno ad accompagnarvi con una più intensa preghiera. Buon cammino in compagnia di Dio. 

Don Silvio




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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