
Inutile lavare le mani se…
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 15,1-2.10-14)
In quel tempo alcuni farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: “Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione egli antichi? Infatti quando prendono cibo non si lavano le mani!”. Riunita la folla, Gesù disse loro:” Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo!”. Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: “Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?”. Ed egli rispose: “Ogni pianta, che non è stata piantata dal padre mio celeste, verrà sradicata. Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!”.
Il commento
“Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione egli antichi?” (15,2). La domanda che pongono i farisei non attende alcuna risposta, in realtà è soltanto un espediente formale per denunciare un comportamento che non si conforma alle tradizioni del giudaismo: “prendono cibo non si lavano le mani!” (15,2). Agli occhi di Gesù si tratta di una norma secondaria, ben altre sono le cose di cui dobbiamo preoccuparci. Per questo reagisce in modo duro e, a sua volta, denuncia i suoi accusatori: “E voi, perché trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione? (15,3). La critica è corredata da un esempio: in nome della tradizione, è lecito donare a Dio qualcosa che invece poteva e doveva essere usata per sovvenire alle necessità dei genitori (15, 4-6). In questo caso, ma è certamente l’unico, la tradizione degli uomini contrasta apertamente con la Legge di Dio che impone di prendersi cura dei genitori (Es 20, 12 e 17). Relativizzando alcune norme, Gesù chiede di ritrovare l’essenziale. Non è una trasgressione ma una purificazione.
Le parole di Gesù sono sempre attuali perché invitano a non dare alla forma uno spazio eccessivo che finisce per mettere in secondo piano la sostanza delle cose. Per restare all’attualità, praticare la sanificazione è cosa utile e opportuna, qualche volta necessaria ma… tutto questo non deve avvenire, almeno per noi credenti, a scapito della santificazione. La relazione con Dio non può essere derubricata a cosa buona ma deve custodita e coltivata come il pilastro portante della vita. Lavare le mani è utile, avere un vestito pulito è segno di dignità ma tutto questo sarebbe ben poca cosa se non fosse accompagnato da quella purificazione interiore che permette di far risplendere l’immagine di Dio. In giorno domenicale la Venerabile Margherita Occhiena, mamma di san Giovanni Bosco, metteva il più bel vestito ai suoi figli ma aggiungeva: “La domenica è giusto che i cristiani manifestino anche nel modo di vestire la gioia che sentono in questo giorno. Ma a che serve vestirsi bene quando si è in peccato?”. Oggi chiediamo la grazia di avere la stessa sapienza.
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