11 agosto 2020

11 Agosto 2020

La via della fiducia

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 18,1-5.10.12-14)
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

Il commento

Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (18,3). Nella nostra cultura il bambino è l’immagine della purezza e dell’innocenza. Siamo perciò portati a pensare che sia questo l’oggetto dell’esortazione evangelica. A mio parere, si tratta di un’interpretazione forzata. È vero che i bambini sono innocenti ma solo nel senso che non hanno malizia, non hanno la consapevolezza né volontà di fare il male. Ma non dimentichiamo che il peccato accompagna tutta l’esistenza umana ed è presente anche in quella stagione della vita. Più che esaltare la purezza, il Vangelo vuole sottolineare la dimensione della fiducia: il bambino si fida dei genitori, senza esitazioni, riserve o calcoli. È questo il valore dell’infanzia spirituale tanto cara alla tradizione mistica. Proviamo a ripetere senza fretta le parole del salmo 130: “Io sono tranquillo e sereno / come bimbo svezzato in braccio a sua madre, / come un bimbo svezzato è l’anima mia”.

L’invito a diventare piccoli significa dunque imparare ad abbandonarsi fiduciosamente nelle mani del Padre. È questo il valore dell’infanzia spirituale tanto cara alla tradizione mistica. Santa Elisabetta della Trinità (1880-1906) scrive: “Dio ha messo nel mio cuore una sete infinita e un grandissimo bisogno d’amore che lui solo può saziare. Allora io vado a lui come un bambino va da sua madre perché egli colmi e invada tutto e mi prenda in braccio. Bisogna essere semplici così col buon Dio”. Diventare bambini significa acquisire la consapevolezza che non siamo in grado di gestire la vita, nostra e altrui, come padroni che conoscono tutti i meccanismi. La prima forma di responsabilità è quella di riconoscere che non possiamo fare tutto da soli. I bambini lo sanno, per questo si lasciano condurre senza resistenze, si fidano dei genitori. Noi invece, lungo gli anni della vita, abbiamo smarrito questa coscienza. Oggi chiediamo la grazia di vivere la fede come bambini, mettendo la nostra mano nella mano di Dio.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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