14 agosto 2020

14 Agosto 2020

La via più faticosa

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 19,3-12)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?». Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio». Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

Il commento

È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?” (19,3). Una premessa geografica. Gesù lascia la Galilea e si reca in Giudea (19,1). Lascia la terra in cui è nato, dove è cresciuto e dove tanti lo conoscono e lo stimano; e va in una regione dove viene guardato con sospetto. Fino a questo momento non sono mancati i problemi ma ora la battaglia si fa più dura, come appare dalla domanda che gli rivolgono i farisei. L’evangelista la presenta come una tentazione, in realtà essi chiedono a Gesù di prendere posizione su una questione allora dibattuta e cioè: quali sono i motivi che rendono lecito il ripudio. La tentazione è nelle intenzioni più che nelle parole. È probabile che conoscano bene l’insegnamento di Gesù su questo tema e sanno che si distacca sia dal confronto rabbinico che dalla Legge mosaica. Con la loro domanda, posta quando Gesù si trova in mezzo alla folla (19,2), vogliono far emergere la netta distanza tra Gesù e le pagine della Tradizione religiosa. In altre parole, volevano mostrare a tutti che quel Rabbì galileo, acclamato da molti come un profeta, in realtà è solo un pericoloso eretico.

L’immagine comune dei farisei li dipinge come gli inflessibili custodi della Legge, quelli che non guardano in faccia a nessuno e sono pronti anche a ricorrere alla lapidazione, pur di custodire la verità custodita nei sacri testi. In questo caso, le parti sono invertite. Da una parte ci sono i farisei che difendono un quadro rassicurante e accomodante, attribuito a Mosè, che permette il ripudio quando la situazione tra marito e moglie diviene conflittuale; e dall’altra c’è Gesù che invece rifiuta ogni discussione, anzi non prende neppure in considerazione i motivi che rendono lecito il ripudio e afferma che l’originaria Legge divina, che ha trovato la sua più autorevole espressione nella dottrina della Genesi (1,27; 2,24), non prevede alcuna scorciatoia. L’uomo cerca sempre la via meno faticosa, Gesù insegna a custodire l’amore. “Prometto di esserti fedele, sempre”, dicono gli sposi nella liturgia nuziale. Se ci fidiamo, la grazia di Dio non mancherà.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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