18 agosto 2020

18 Agosto 2020

Test veloce

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 19,23-30)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile». Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».

Il commento

In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli” (19,23). Il vocabolo ricco può trarre in inganno, fa pensare ad una persona che possiede un ingente patrimonio e vive nel lusso. Gesù non misura il reddito, Lui vede il cuore. Può essere ricco anche chi non ha nulla ma desidera riempire la vita di cose perché ritiene che ci sia una stretta equivalenza tra benessere materiale e felicità. Nessuno dichiara che i beni danno la felicità ma molti o tutti sono convinti che in mancanza di quei beni non possiamo essere felici. Con grande sorpresa dei discepoli, il Vangelo annuncia che si tratta di un inganno. Quelli che chiamiamo beni non sempre sono un bene, anzi spesso e volentieri distolgono dal vero bene. Lo dice Gesù, lo confermano i santi.

Dimmi, cosa cerchi e ti dirò chi sei”. È un test veloce per definire l’identità della persona. Se pensi che il valore della vita dipende dalle cose che possiedi, diventerai tu stesso una cosa senza valore. Se pensi che siano le cose a dare la felicità, finirai per considerare anche gli altri una cosa di cui puoi servirti per raggiungere la tua felicità. Nella lettera Gratissimam sane (1994), Giovanni Paolo II afferma che la civiltà delle cose contrasta con la civiltà dell’amore. Il consumismo sollecita un’ossessiva ricerca dei beni materiali che riduce o soffoca gli spazi della condivisione e della carità. Le cose che abbiamo appaiono sempre poche ai nostri occhi, non possiamo perciò preoccuparci delle necessità altrui, al massimo possiamo dare le briciole. Il Vangelo di oggi non ci obbliga a coniugare il verbo rinunciare ma il verbo desiderareCi sono desideri che rendono più bella la vita perché ci fanno stare e camminare nella luce; e altri desideri che restringono l’orizzonte della vita e ci chiudono nella stanza dell’IO. In una società che ha fatto del consumo il suo motore economico, i bisogni sono amplificati, a tal punto da sostituire anche i desideri. Oggi chiediamo la grazia di coltivare i desideri che danno alla vita la sua vera dignità: amore e bontà, giustizia e carità, fede e verità.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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