
Ciò che davvero conta
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,26-38)
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Il commento
“Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo” (1,32). Nessun testo biblico presenta Maria come una Regina, anzi lei dichiara di essere “serva” (1,38). E tuttavia le parole dell’angelo non lasciano dubbi sulla nuova identità legata alla divina maternità. L’umile fanciulla di Nazaret è chiamata ad essere la Madre di Gesù, il “Figlio dell’Altissimo”, colui che riceverà “il trono di Davide e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe” (1, 33). In quanto Madre viene associata al Figlio e da Lui “esaltata come la regina dell’universo” (Lumen gentium, 59). Maria è Regina perché Madre, la sua regalità nasce dall’essere strettamente unita al Figlio. Ella infatti non si limita a generare nella carne, la sua maternità accompagna tutti i passi del Figlio, fino alla croce. E continua anche dopo la resurrezione: “Nella sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata” (Lumen gentium, 62).
Invocare Maria come Regina significa ricorrere con fiducia alla sua intercessione. La Madre di Gesù è sempre pronta ad ascoltare le nostre preghiere. Non dobbiamo però fermarci solo ai bisogni materiali, per quanto importanti e/o urgenti essi siano. Anzi, la prima grazia da chiedere con insistenza è quella di imparare a cercare con tutto il cuore ciò che davvero conta per una vita santa e ciò che serve per diventare operai del Vangelo: “Cercate anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 7,33). In obbedienza a questa Parola, chiediamo a Maria di prenderci per mano e condurci ogni giorno all’incontro con il suo Figlio. È questo che conta. La preghiera mariana ha un’intima configurazione cristologica perché la Vergine è totalmente immersa nella vita del Figlio. Con Lei e come Lei impariamo a rivolgere il nostro cuore a Gesù per “amarlo e farlo amare”, come direbbe Teresa di Lisieux. È questa la grazia che oggi chiediamo.
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