CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Il “cattolico fai da te”. Quando la confusione è complice della menzogna…

24 Agosto 2020

Mina Welby

“Ho aiutato chi voleva morire perché sono cattolica”: così Mina Welby si difende dall’accusa di aiuto al suicidio assistito per la morte di Davide Trentini. Nessuno di noi può misurare la fede degli altri, ma chi ha dato alla signora Welby la certezza di aver agito in nome della fede?

Cara Giovanna,

permettimi di ritornare su una vicenda che qualche settimana fa ha trovato un discreto spazio sui mezzi di informazione. Il Tribunale di Massa ha assolto Mina Welby dall’accusa di aiuto al suicidio assistito per la morte di Davide Trentini. Niente di strano. Siamo abituati alle sentenze creative dei giudici e siamo ormai rassegnati a vivere in una società che sostituisce l’amore compassionevole con la libertà di uccidere. È la via più facile e più comoda. Non solo per il malato ma anche per i familiari e, inutile nascondercelo, anche per il sistema sanitario. 

Quello che invece mi ha profondamente ferito sono le parole che la protagonista della vicenda ha consegnato alle pagine di Repubblica: “Ho aiutato chi voleva morire perché sono cattolica”. Nessuno di noi può misurare la fede degli altri; ma nessuno ha il diritto di reinterpretare l’etica cattolica a partire dalle scelte personali. Chi ha dato alla signora Welby la certezza di aver agito in nome della fede? Perché usare la fede come una bandiera a sostegno delle proprie convinzioni? Non è un atto di presunzione, che sconfina nell’arroganza, pretendere di decidere quando e come un cattolico agisce in nome di Dio? 

Leggi anche: Non aiuterò mai chi vuole morire perché sono cattolica

Le affermazioni di questa signora, dal volto mite e determinato, non sono nuove ma rappresentano l’ennesima conferma che nella vita ecclesiale sta sorgendo una nuova razza di credenti, quella del cattolico fai da te. Non si tratta di una questione marginale, come potrebbe apparire agli occhi ingenui di un credente, educato ad essere rispettoso delle opinioni altrui. La sua idea di carità è certamente opinabile, anche se oggi viene proposta ed esaltata dal potere mediatico come una certezza assoluta. Non è invece opinabile la sua pretesa di riscrivere la fede a partire dai suoi gusti soggettivi. De gustibus non disputandum: è una sentenza saggia in riferimento alla mensa, diventa rovinosa se invece la applichiamo alla fede. 

Mina Welby incarna un atteggiamento sempre più diffuso nel mondo cattolico, è la coerente espressione di quella deriva relativistica che ha messo salde radici nella comunità ecclesiale. D’altra parte in una società liquida, secondo la geniale definizione di Zygmunt Bauman, non poteva non esserci anche il cattolico liquido, quello che indossa la veste che gli sembra più adatta o più conveniente, quello che non usa la mascherina perché è convinto che le sue idee non contengano virus, quello che pensa di avere sempre e comunque ragione per cui non ritiene necessario sottoporre le sue idee all’autorità ecclesiale. 

Alla fine degli anni ’80 i vescovi italiani invitavano a lottare contro il “soggettivismo della fede”. Oggi invece prevale il laissez-faire, non ci sono più steccati, ciascuno semina quello che vuole. È così che cresce anche la zizzania. 

Niente di strano, in apparenza. Anzi, è solo la conferma di quello che il Vangelo ha preannunciato con largo anticipo. Il problema è che oggi diventa sempre più difficile distinguere tra grano e zizzania. Tutto è avvolto sotto il velo della confusione. La zizzania si presenta e appare come un buon grano. Se non possiamo identificarla con chiarezza, non possiamo nemmeno estirparla. È vero che il Vangelo consiglia di lasciar correre, in attesa del giudizio finale, ma si riferisce alle persone. Le idee, invece, devono essere combattute con determinazione, se non vogliamo aumentare il caos che oggi domina incontrastato nella società civile. 

Il cattolico fai da te è l’espressione più raffinata della menzogna diabolica, usa la stessa veste e le stesse parole per offrire contenuti profondamente diversi e, non raramente, radicalmente opposti a quelli che la Tradizione ha elaborato nel corso dei secoli. Il cattolico fai da te si trova talvolta a disagio con la dottrina cattolica, per intenderci quella scritta nel Catechismo della Chiesa Cattolica; ma, guarda caso, è sempre alla moda, le sue posizioni sono in perfetta sintonia con il politicamente corretto. Mai un contrasto. 

Al di là delle buone intenzioni, che non mancano mai, questo modo di vivere la fede indebolisce ulteriormente la realtà ecclesiale. Se ciascuno ha la libertà di definirsi cattolico nel modo che più gli aggrada, viene meno la forza profetica che il cristianesimo immette nei solchi della storia. Non possiamo permetterlo in un tempo in cui abbiamo più che mai bisogno di offrire all’umanità gli elementi essenziali che rendono bella la vita. 




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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