27 agosto 2020

27 Agosto 2020

DAD, DDI e… il diritto dei bambini a imparare e socializzare

di Giovanna Abbagnara

In queste ore circola sui social una foto che ritrae un bimbo di cinque anni che piange davanti allo schermo del pc. «Ho fatto quella foto perché volevo che le persone vedessero la realtà»: sono le parole di Jana Coombs, una mamma della contea di Coweta, in Georgia, che ha spiegato alla Cnn le motivazioni che l’hanno spinta a immortalare suo figlio, disperato, durante una lezione a distanza. Il piccolo «si è sentito sopraffatto dalle difficoltà di questo nuovo metodo» introdotto per contenere il contagio da coronavirus. «Ci siamo abbracciati e abbiamo pianto insieme», ha concluso la donna, mamma di quattro ragazzi.

Analoga situazione in Italia, specie per i bambini delle scuole materne e primarie. Una mia nipotina ieri sera, tutta orgogliosa mi parlava del fatto che a settembre inizia per lei il primo anno della scuola elementare. Pardon primaria. E aggiungeva entusiasta: “Sai zia, conoscerò tanti amici nuovi!”. Mi è sopraggiunto il magone: la risalita dei contagi e l’inefficienza di un sistema che da mesi grida al ritorno alla normalità ma difatti non ho capito come, mi fa molto dubitare che per la mia nipotina sia garantito ogni giorno il ritorno in aula. I due importanti obiettivi della scuola: educare e socializzare, sembrano i grandi assenti dal dibattito pubblico. Questi verbi sono stati sostituiti da erogare e distanziare. Per esempio, nelle Linee guida per la Didattica digitale integrata del Ministero dell’Istruzione è scritto che la didattica si “eroga”. Cito: “Il Collegio docenti è chiamato a fissare criteri e modalità per erogare didattica digitale integrata”. Che cos’è il gas di città? Si apre il rubinetto e si immette nelle teste degli studenti? Le linee però chiamano in causa spesso la famiglia. Una bella novità, non c’è che dire. L’emergenza sanitaria ha messo in evidenza lo straordinario lavoro che i genitori hanno fatto con la DAD. Il Ministero si è reso decisamente conto che senza l’effettivo aiuto delle famiglie poco si poteva fare. Anche se i genitori, poco preparati a gestire la didattica a distanza e spesso senza nemmeno i supporti tecnici e digitali opportuni per tutti i figli si sono ritrovati a fronteggiare grandi difficoltà. Status quo? Linee guida pieni di concetti aulici e nomi stranieri che rendono difficile la comunicazione tra cittadini e Stato. La vedo dura: insegnanti e genitori preparatevi alla battaglia.

La fede in un Dio paziente e umile ci doni di essere educatori per i nostri figli, cogliendo il loro desiderio di trascorrere del tempo con i loro coetanei e di trasmettere loro il desiderio di apprendere cose nuove non per chiudere un file e spedirlo al docente ma per inserirle nella bisaccia del cammino della vita. 


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