XXII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A – 30 agosto 2020

Siamo disposti a seguire Gesù anche sulla via della croce?

© ramosnuno - Shutterstock.com

Gesù è venuto per portare a tutti l’amore di Dio, vuole dire a tutti che Dio non è indifferente al dolore dell’uomo. Chi vuole amare deve essere pronto a soffrire. Quanto più ami tanto più soffri.

Dal Vangelo secondo Matteo (16, 21-27)

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

IL COMMENTO

di don Silvio Longobardi, esperto di pastorale familiare

Un nuovo capitolo

Il Vangelo racconta la storia di un incontro che inizia con un invito: “Seguitemi”. Gesù chiama alcuni uomini, in gran parte giovani, a stare con Lui. Cosa significa “seguire”? Significa stare dietro. I giovani lo seguono, affascinati dalle sue parole e dai gesti che compie. Riconoscono in Lui un profeta, un uomo che parla con l’autorità di Dio. L’iniziale entusiasmo popolare gioca un ruolo non secondario. La sequela si rivela una continua e meravigliosa scoperta.

  • Man mano che stanno con Gesù gli apostoli comprendono che è più che un profeta;
  • un giorno, per bocca di Pietro, confessano di vedere in Lui il Messia atteso da secoli, colui che veniva a compiere le promesse dei profeti (Mt 16,13-19).

Gesù conferma le parole del discepolo. Proviamo a immaginare l’intima gioia che i discepoli provano in quel momento, si sentono privilegiati. Ora comprendono ancora meglio alcune parole disseminate precedentemente: “molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!” (Mt 13,17).
Tutto bello. Ma proprio in quel momento, proprio quando tutto è avvolto della luce, Gesù apre una pagina fastidiosa, dice parole che appaiono misteriose, sconvolge i discepoli disegnando un orizzonte oscuro e segnato dalla sofferenza: “Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani” (16,21). “Cominciò a spiegare” significa che Gesù cambia registro, apre una fase nuova che certamente i discepoli non avevano messo in conto. Stare con il Messia era per loro rassicurante, dava loro non solo la certezza di partecipare alla storia di Dio ma anche di condividere la gloria della vittoria.
Quelle parole di Gesù invece smontano questo progetto, vanno in tutt’altra direzione, annunciano la più dolorosa sconfitta. Non parla solo di sofferenza ma anche della morte. I discepoli sono disorientati, sconvolti, non comprendono più nulla. E non vogliono neppure tentare di capire. Difatti non pongono domande. Cala un silenzio imbarazzante.
Forte della promozione appena ricevuta, Pietro sente il dovere di rassicurare il Maestro. Il Vangelo dice che lo “prese in disparte”, non gli parla dinanzi a tutti, non è il segno del rispetto ma di quel ruolo che egli pensava di avere. Possiamo anche tradurre la frase con: “lo trasse da parte”, come di chi vuole condurre qualcuno dalla propria parte. Insomma, cercò di fargli cambiare idea. La sua catechesi è riassunta in queste parole: “Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai” (16,22). Le sue parole sono precedute da un verbo: “cominciò a rimproverarlo” (ērxato etitimân). Pietro non cerca di capire, non solo pensa di conoscere già la strada da fare ma pretende anche di insegnarla a Gesù.
Le intenzioni sono senza dubbio sincere ma l’iniziativa del discepolo manifesta quella permanente tentazione di seguire l’istinto della carne e non la volontà di Dio. Pietro non trova però alcuna comprensione, anzi riceve una durissima reprimenda da parte di Gesù, poche parole ma di quelle che non potrà mai più dimenticare: “Va’ dietro a me, Satana!” (16,23).

Una pagina luminosa

Seguitemi”, aveva detto Gesù. E lo hanno fatto, hanno accolto l’invito. Facile seguire quando tutto risplende. Quel giorno Gesù fa un altro invito: siete disposti a seguirmi anche sulla via della croce?

Stiamo con Gesù solo quando ci fa comodo, quando Lui risponde alle nostre attese, quando risolve i problemi … oppure siamo disposti a condividere con Lui il suo amore per l’umanità?

Gesù è venuto per portare a tutti l’amore di Dio, vuole dire a tutti che Dio non è indifferente al dolore dell’uomo. Chi vuole amare deve essere pronto a soffrire. Quanto più ami tanto più soffri. Quel giorno Gesù annuncia ai discepoli che egli è venuto per cambiare la storia del mondo, fino a quel momento la vittoria passa attraverso la forza delle armi. Lui è venuto a inaugurare una storia nuova in cui la vittoria dipende solo dalla capacità di amare. Non siamo chiamati a dominare gli altri ma a servirli.
Quella sera, alla luce del fuoco, Gesù parla del suo destino ma fa capire che chi vuole stare con Lui deve camminare per la stessa via, deve assumere il suo stesso modo di pensare. Se leggiamo le pagine della storia, vediamo che tanti lo hanno seguito, hanno accettato la sfida. E noi vogliamo essere tra questi. Non ci attira la croce, anzi la sofferenza ci fa paura. Ma oggi chiediamo la grazia di amare e di amare fino alla fine. Solo l’amore è capace di vestire di luce la vita.


SCOPRI TUTTI I LIBRI DI SILVIO LONGOBARDI

SCOPRI TUTTI I LIBRI DI GIOVANNA ABBAGNARA




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.