1 settembre 2020

1 Settembre 2020

La trappola dell’abitudine

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 4,31-37)
In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

Il commento

Erano stupiti del suo insegnamento [didachēperché la sua parola aveva autorità” (4,32). Luca presenta Gesù nella sua attività abituale, quella di insegnare. Non si tratta di un impegno occasionale ma di un ministero che esercita con insistenza. L’attenzione ai prodigi che egli compie non deve farci trascurare il ruolo e il valore del suo insegnamento: non dobbiamo pensare alla predica né tanto meno ad una lezione teologica. L’evangelista sottolinea che la gente era stupita: il verbo [ekplēssomai] significa colpire. Evidentemente la parola di Gesù non lascia indifferenti, mette a pensare, tocca il cuore. L’Autore aggiunge che la parola di Gesù esercitava su di loro una particolare autorità [exousía], aveva cioè fascino e potere. L’evangelista descrive la gente di Cafarnao ma il Vangelo non è la cronaca di un fatto, è piuttosto un annuncio risuona anche oggi e ci interpella: quando ascoltiamo la Parola siamo stupiti o abituati? Ci lasciamo ferire oppure abbiamo siamo ormai vaccinati? La Parola di Gesù esercita il suo potere su di noi, è capace cioè di modificare le scelte che danno un orientamento alla vita? Non sono domande inutili, ricordiamo che su questo avverrà il giudizio. In quel giorno molti diranno: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze” (Lc 13,26). Ma il Signore risponderà: “Non so di dove siete”. Come a dire: non vi ho mai visto! Evidentemente, hanno ascoltato ma non hanno mai seriamente accolto la Parola. Pensavano di aver ottenuto il diploma e si accorgono di essere stati bocciati. “Fra le cose peggiori, l’abitudine è la cosa peggiore”, diceva Charles Péguy. Oggi preghiamo così. 

Vieni, santo Spirito, donaci la grazia di accettare realmente l’autorità di Gesù, liberaci dalla tiepidezza e metti nel cuore il coraggio di accogliere sempre nuovamente la sfida del Vangelo. Non farci dormire sonni tranquilli, pensando alle cose che abbiamo già fatto, e accendi in noi il fuoco del tuo amore per corrispondere alle attese di Dio. Amen



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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