2 settembre 2020

2 Settembre 2020

Sottile tentazione

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 4,38-44)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

Il commento

Le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via” [mē poreúesthai] (4,42). La folla vuole trattenere Gesù, lo vuole tutto per sé. È comprensibile, quest’uomo parla con autorità e guarisce i malati. La sua presenza è dunque una garanzia, un’assicurazione per la vita. Gli chiedono di restare. In apparenza è un segno di affetto e di stima. In realtà, si tratta di una sottile tentazione. La traduzione non rende il contrasto: il verbo [poreúomai] significa camminare, lo troviamo alla fine della scena di Nazaret: “si mise in cammino” (4,30). Trattenerlo significa impedirgli di camminare, in pratica la gente si oppone alla missione che Gesù è chiamato a compiere. Questa pagina permette di intravedere una sostanziale differenza tra quei cristiani che hanno maturato una coscienza missionaria e fanno di tutto per accendere la luce del Vangelo; e quei cristiani che vogliono una fede da salotto in cui lo stare insieme non è la premessa ma la meta del viaggio.

Gesù non si scandalizza, anzi comprende la richiesta della gente. E difatti non rimprovera la folla ma non accetta nessun compromesso, non si ferma neppure a discutere. Al contrario, riafferma con chiarezza la sua missione: “È necessario [deî] che io annunci la buona notizia” (4,43). Non può rimanere, c’è un’umanità che attende. Invece di trattenere Gesù, dobbiamo chiedergli di andare con Lui. La missione di Gesù continua anche oggi, attraverso la Chiesa, cioè attraverso la fede dei battezzati. Tutti sono chiamati. Anni fa rimasi colpito dall’esperienza di un missionario. A chi gli diceva che l’Italia era diventata una terra di missione, era dunque più utile restare che andare in Paesi lontani, lui rispondeva: “Hai ragione, impegnati allora, così mi dai la possibilità di andare altrove”. Papa Francesco non si stanca di ricordare che la missione è il vero paradigma della fede, lui sogna una “Chiesa in uscita”. Oggi chiediamo la grazia di coltivare una fede più audace che fa del Regno di Dio la cornice in cui scrivere le scelte della vita.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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