3 settembre 2020

3 Settembre 2020

Le donne e quel neonato abbandonato in un’aiuola…

di Giovanna Abbagnara

Roccapiemonte (SA) – È stato gettato in un’aiuola di un parco residenziale, aveva ancora il cordone ombelicale attaccato ed era ormai privo di vita, il neonato trovato ieri sera da un passante in una cittadina del salernitano. I carabinieri della locale stazione e i colleghi della compagnia di Mercato San Severino sono intervenuti insieme alla polizia municipale. Gli investigatori hanno rinvenuto una ferita alla testa sul corpicino del neonato. Si attende l’autopsia che sarà effettuata presso l’ospedale di Nocera Inferiore.  La cittadina tutta è sotto choc e il sindaco ha dichiarato che “chiunque sia il colpevole resta una tragedia infinita”. Nel dare la notizia altre testate e agenzie di stampa hanno utilizzato gli stessi termini: trauma, tragedia, inaudita crudeltà…

Quando ho letto la prima volta la notizia, da pochi minuti dalla mia stanza in redazione, era andata via una donna non più giovanissima, sposata da tre anni, che convive con il grande dolore di non avere ancora figli. Come sempre accolgo e ascolto con grande partecipazione. Non posso fare molto, più tardi alla fine della giornata scenderò in Cappella per consegnare tutto a Lui. Un dolore insopportabile, di quelli che però non puoi esternare con facilità senza che arrivino quei commenti inutili e ridondanti delle esperte del settore. Sì, chiamo così le donne che credono di sapere sempre tutto: come si fa ad evitare gravidanze indesiderate e godersi la vita, come fare per avere un bambino al momento che loro decidono, e se per caso non arriva come l’orologio svizzero a soddisfare il desiderio di maternità, come fare per individuare il medico che “ti fa fare prima”; quelle che se arriva un figlio e “non è proprio il momento”, allora ti accompagnano dal ginecologo per l’IVG o peggio, ultimamente più di moda, cercano uno studio medico che ti dia la pillola per abortire (Ru486). Semplice e indolore. Sono le stesse che stamattina, davanti ad una tazzina fumante di caffè, all’ora x, commenteranno la notizia di Roccapiemonte, non risparmiandosi sulla crudeltà di una mamma che dopo aver partorito il proprio bambino, l’ha abbandonato nell’aiuola.

Ci rendiamo conto dell’assurdità di tutto questo? Perché se una donna decide di abortire il proprio bambino a tre, sei o nove mesi, purché rigorosamente non abbia messo il suo bel faccino fuori dall’utero, è inneggiata come la detentrice di ogni libertà e il fatto commesso, cioè l’aborto, un diritto e invece se lo fa nascere e poi lo abbandona per strada, facendolo morire, è definita una pazza crudele e il fatto commesso una tragedia? Non è una tragedia immane anche quella che si consuma ogni giorno negli ospedali o nei bagni della propria casa quando procedure mediche e farmacologiche pongono fine ad una vita? Qual è la differenza? Che un bambino che giace in un’aiuola e che i nostri occhi vedono, lì indifeso, rattrappito dal freddo e dalla mancanza di cibo interpella la nostra coscienza più di quello che con i guanti bianchi viene buttato via nel secchio sterile dell’ospedale di turno? Spiegatemi la differenza perché io non l’ho ancora capita per piacere. La menzogna ha molti volti ma quando maschera il volto di una madre che non è da nessuno aiutata a scegliere la vita, allora sì che quel bambino di Roccapiemonte davanti al quale oggi ci inchiniamo, è solo l’ultimo rifiutato della giornata di ieri. Oggi altri si aggiungeranno alla lista.


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