4 settembre 2020

4 Settembre 2020

Quel figlio ci ha condotti a Dio

di Giovanna Abbagnara

Perugia – Il cardinale Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei nello scorso mese di agosto ha aperto l’inchiesta diocesana sulla fama di santità di Giampiero Morettini, un seminarista morto a 37 anni nel 2014 dopo una delicata operazione al cuore. Pochi mesi prima aveva avuto un malore che aveva rivelato una grave malformazione congenita. A distanza di sei anni dalla sua morte, avvenuta il 21 agosto 2014, la sua tomba è meta di un pellegrinaggio ininterrotto. I primi ad essere sorpresi e ad aver beneficiato della testimonianza di questo seminarista sono stati i genitori, Caterina e Mario: «Non credevamo che nostro figlio fosse così benvoluto da tante persone che oggi affidano anche a lui le loro preghiere».

Nato in Sardegna nel 1977, Giampiero si trasferisce con la famiglia vicino Perugia, a Sant’Angelo di Celle, due anni dopo. In seguito a un’esperienza lavorativa nell’azienda agraria di famiglia, insieme alla madre apre un negozio di frutta e verdura a Castel del Piano. La sua è una vita lontana dalla fede. Finché il 13 marzo 2006 entra nel negozio una suora per la benedizione pasquale. E lei chiede a Giampiero di pregare. Con poca convinzione, il giovane dice sì. E la religiosa pronuncia una brevissima preghiera posandogli la mano sulla fronte e segnandolo con la croce. Un gesto che lo cambierà per sempre. Dirà di aver sentito un fuoco interiore. Comincia un cammino di fede semplice: confessione, incontri di catechesi, partecipazione assidua all’Eucaristia e specialmente all’Adorazione eucaristica. Nel 2010 decide di entrare in Seminario «per essere un buon sacerdote».

Ciò che ha suscitato maggiormente il mio interesse leggendo la bella esperienza di Giampiero, è stata la testimonianza che questo giovane ha dato ai suoi genitori. Racconta mamma Caterina: «Giampiero mi ha aiutata a pregare, perché prima non pregavo, trascuravo la mia fede perché veniva prima il lavoro. Passavano anche due, tre anni prima di confessarmi e di fare la comunione. Adesso ho questa “grazia della preghiera” e senza la Messa la domenica non posso stare. Con Giampiero ci siamo avvicinati molto alla Chiesa, al Signore, anche se con Lui, in realtà, io dovrei essere arrabbiatissima per avermelo strappato. Nei giorni della sua malattia ho tanto pregato il Signore e con me tante persone in tutt’Italia, ma Dio non ci ascoltava. Mi sono rimessa a alla sua decisione, anche se perdere un figlio è un dolore che solo chi ci passa può capirlo, gli altri possono immaginarlo». La piena conversione è avvenuta dopo la morte di Giampiero: «anche se stava in Seminario, non mi ha mai “obbligata” ad andare a Messa, a fare la comunione, forse perché pensava che piano piano mi sarei avvicinata da sola. Invece c’è voluta la sua morte per capire che se uno “accetta” è solo per la fede che si ottiene qualcosa. Faccio il paragone con altre mamme che come me non hanno più i figli, sono arrabbiate, non vogliono vedere nessuno. Mentre con Mario, mio marito, teniamo sempre le porte aperte a tutti».

Quel giorno una suora è entrata nella vita di un giovane e attraverso un piccolo segno della croce sulla fronte ha permesso a quel giovane di riconoscere la carezza di Dio nella sua vita. Un gesto semplice, a me molto caro, che continuo a fare a mio figlio anche se è grande. Ci ricorda che la vita non ci appartiene, porta il sigillo di Dio. Lasciamoci sorprendere dalla sua chiamata che può arrivare anche attraverso gli occhi di un figlio.


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3 risposte su “Quel figlio ci ha condotti a Dio”

Sin dai primi giorni del nostro cammino insieme come fidanzati, questo è stato ed è un gesto che ci accompagna quotidianamente. Credendolo come la benedizione di Dio nella nostre reciproche esistenze, lo compiamo anche sulle nostre figlie, sin dal giorno della loro nascita. Appena venuta alla luce, dopo essere stata accudita dai sanitari in sala parto, Myriam è stata appoggiata sul petto di mia moglie e insieme, come primo gesto compiuto nei suoi riguardi, è stato proprio un piccolo segno di croce sulla fronte corrugata. E così anche per Angelica Marie Lourdes ed Emmanuelle Marie. Come sappiamo che per noi i figli sono la benedizione di Dio nella nostra vita di coppia, anche noi desideriamo di esserelo per la loro vita. Oggi come ieri … per sempre.
Un caro saluto da Tito e Antonella.

Sin dai primi giorni del nostro cammino insieme come fidanzati, questo è stato ed è un gesto che ci accompagna quotidianamente. Credendolo come la benedizione di Dio nella nostre reciproche esistenze, lo compiamo anche sulle nostre figlie, sin dal giorno della loro nascita. Appena venuta alla luce, dopo essere stata accudita dai sanitari in sala parto, Myriam è stata appoggiata sul petto di mia moglie e insieme, come primo gesto compiuto nei suoi riguardi, è stato proprio un piccolo segno di croce sulla fronte corrugata. E così anche per Angelica Marie Lourdes ed Emmanuelle Marie. Come sappiamo che per noi i figli sono la benedizione di Dio nella nostra vita di coppia, anche noi desideriamo di esserelo per la loro vita. Oggi come ieri … per sempre.
Un caro saluto da Tito e Antonella.

Grazie amici della vostra bellissima testimonianza che mi conferma nella bontà dei gesti della fede. Un caro saluto a voi. Giovanna

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