7 settembre 2020

7 Settembre 2020

Ricordati di ricordare

di Giovanna Abbagnara

Tirrenia – Una donna di 43 anni, Eleonora Parisi, originaria di Settimo Torinese, passeggiava tranquillamente con il fidanzato nella piazza principale di Tirrenia quando, attirata da alcune statue e strutture in cemento che richiamano i fasti dell’antica Roma, è entrata in un giardino privato, di pertinenza dello stabilimento balneare Imperiale, e si è aggrappata con le braccia a una trave per farsi fare una foto. La struttura però ha ceduto di schianto colpendola alla testa e al collo. Eleonora è morta quasi subito, prima ancora che arrivasse l’ambulanza. In alcune parti del giardino dove i due fidanzati si erano intrufolati, erano stati affissi cartelli sui quali era scritto con evidenza che era vietato l’accesso al pubblico.

La tragedia si consuma nel desiderio irrefrenabile di estrarre lo smartphone e immortalare qualsiasi momento della propria vita con una foto. Il problema è che non ci limitiamo a scattarne una, due, i nostri cellulari sono pieni zeppi di scatti che poi scarichiamo da qualche parte e in realtà non avremo neanche il tempo di guardarle molto perché è troppo difficile etichettarle e organizzarle. L’amaro risultato è che spesso, nell’era della dematerializzazione, i nostri album delle foto scompaiono nel nulla. E con essi anche i ricordi.

Sì perché, per il desiderio di racchiudere un momento in uno scatto preciso con quel filtro e quella posizione, gli occhi sono concentrati su quello che si vede attraverso la fotocamera, la realtà è quella che appare dallo schermo e ci si dimentica di vivere quell’istante, di gustarlo, di interiorizzarlo. Le emozioni e le riflessioni di ciò che viviamo, la capacità di essere presenti al momento, aiutano a costruire il ricordo cioè a trasformarlo in una perla da custodire nel cuore. Da pochi mesi è tornata al cielo mia suocera. Soffriva di Alzheimer da molti anni, aveva dimenticato anche i nostri nomi ma i ricordi della sua infanzia, quelli no. Li ripeteva quasi come una preghiera.

La smania del selfie ad ogni costo nasce dal desiderio di attestare e comunicare al mondo che tu eri là in quel momento. Il resto non conta. Non demonizzo la fotografia. È un’arte che ha una capacità immensa. Eppure, io ho assistito a matrimoni in cui gli sposi erano molto più concentrati di dove era il fotografo mentre pronunciavano il loro sì piuttosto che guardare negli occhi la persona che si accoglieva come sposo o come sposa per tutta la vita. Ho visto fidanzati litigare furiosamente sul lungomare tranne che fermarsi un attimo per un selfie sorridente solo perché il sole che tramontava sul mare in quel momento era decisamente da togliere il respiro. Inutile dire che finita la foto, il litigio riprendeva alla grande.

Qualche domanda la tragedia di Eleonora la esige e forse anche qualche scelta. Lo stile con cui viviamo dice anche chi siamo.


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