9 settembre 2020

9 Settembre 2020

Terapia d’urto

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,20-26)
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

Il commento

Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva…” (6,20). Ad una prima lettura la pagina delle beatitudini ci mette a disagio perché annuncia che la felicità è nascosta in quelle condizioni esistenziali che noi cerchiamo a tutti i costi di evitare: la povertà, la mancanza dei beni essenziali, la tristezza, l’ostilità. Nessuno vuole queste cose e nessuno è così pazzo da augurare ai figli o ai fratelli di vivere in simili condizioni. D’altra parte, se sono beati quelli che hanno fame perché allora Gesù insegna a chiedere il pane quotidiano? E se beati sono quelli che piangono perché guarisce i malati? Nei versetti immediatamente precedenti, l’evangelista descrive così l’attività del Nazareno: “Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti” (6,19). Gesù non allontana con fastidio quelli che lo cercano per essere guariti; al contrario, accoglie tutti con benevolenza e comunica a tutti la potenza di Dio. La sua è una presenza terapeutica. E tali sono anche le sue parole, una terapia d’urto che costringe a riflettere sul valore della vita. 

Il Vangelo delle beatitudini è una suggestiva provocazione. Gesù insegna a guardare la vita con occhi nuovi. Vuole dirci anzitutto che non dobbiamo temere se incontriamo situazioni di povertà o di disagio: in ogni terreno c’è un tesoro, in ogni deserto Dio ha nascosto un pozzo. Quando ci troviamo nelle condizioni meno desiderabili, domandiamoci quale parola Dio vuole consegnarci. Le beatitudini insegnano che la vita non cammina nei sentieri dell’avere o del successo, le coordinate che l’uomo istintivamente adotta come criteri della felicità. È Dio che riempie di gioia la vita. Tanta gente lascia i Paesi più poveri per venire in quelli più ricchi perché misura la vita con il benessere materiale. Segue l’istinto della carne. Un missionario invece lascia il suo Paese, dove vive comodamente, per andare nei luoghi dove c’è più povertà: chi sceglie il Vangelo non segue i criteri mondani. Chi ha scoperto che Dio riempie la vita, non teme di affrontare la fatica e condividere il disagio. Oggi rendiamo grazie a Dio per quanti hanno testimoniato la bellezza delle beatitudini.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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