
Medicina preventiva
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,43-49)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».
Il commento
“Chiunque viene a me e ascolta le mie parole” (6,47). Questo insegnamento è rivolto ai discepoli, Gesù li invita ad evitare ogni superficiale adesione perché la vita riserva tempeste improvvise e disastrose: “Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande” (6,49). Il Vangelo parla di un fiume in piena capace di far crollare la casa: quest’immagine fa pensare a situazioni gravi e difficili da gestire. Dobbiamo metterle in conto e prepararci ad affrontarle con l’umiltà di chi sa di non avere la forza necessaria. È bene però ricordare che una casa può crollare anche a causa di piccoli danni, apparentemente non gravi e proprio per questo trascurati. Vi sono comportamenti che forse non appaiono nella loro oggettiva gravità ma che, a lungo andare, possono causare grandi danni. Ad esempio, una situazione di scoraggiamento prolungato, ci rende oggettivamente più deboli, meno vigilanti e permette alle tentazioni di intrufolarsi senza incontrare particolare resistenze. Anche una lamentazione eccessiva può diventare pericolosa perché amplifica il male e non ci fa più leggere gli eventi con quell’ostinata speranza che nasce dalla fede.
Da una parte l’oggettiva gravità dei pericoli e dall’altra la coscienza della nostra fragilità. Tutto questo suggerisce di mettere in atto un’efficace medicina preventiva che consiste essenzialmente nel costruire la casa sulla roccia (6,48). È Dio la roccia sicura, se restiamo saldamente uniti a Lui siamo certi di resistere al male. In greco troviamo il vocabolo pétra che altrove è tradotto con pietra e fa pensare alla Chiesa fondata sull’apostolo Pietro (Mt 16,18). Gesù invita ad essere radicati nella Chiesa. Dio manifesta la sua potenza attraverso una comunità di fragili e poveri peccatori. È questo il paradosso della fede. Chi si affida ai potenti di questo mondo costruisce sulla sabbia e cade nella polvere. Chi invece si lascia illuminare dalla Parola non solo individua per tempo i pericoli ma riceve anche la forza di resistere alle tempeste. È questa la grazia che oggi chiediamo.
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