
Full time
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,9-13)
In quel tempo, mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Il commento
“Andando via di là, Gesù vide un uomo” (9,9). Gesù passa, vede Matteo e lo chiama. Non lo rimprovera né gli chiede di riconoscere pubblicamente i suoi peccati. Non gli domanda se è disposto a fare qualcosa, gli lancia una sfida molto più impegnativa, una vera provocazione: “Seguimi” (9,9). È importante sottolineare il pronome, in questi casi sarebbe meglio tradurre: “Segui me”. Facile a dirsi! Matteo comprende subito che per seguire Gesù deve lasciare tutto il resto, abbandonare ogni cosa. A quel tempo non esisteva ancora la sequela part time che oggi è molto diffusa negli ambienti ecclesiali. Gesù lo ama, per questo gli chiede di dare un taglio netto: se vuole la vita vera non può continuare a esercitare quel mestiere, deve togliere l’abito di pubblicano e indossare la veste del discepolo. Nelle parole del Nazareno intravediamo quella misericordia che è davvero capace di cambiare il cuore. Quel giorno Matteo intuisce che in relazione a Gesù tutto il resto è come spazzatura. Non perde tempo, lascia tutto perché ha trovato Uno che può dargli molto di più.
Sulle orme di Matteo, il pubblicano, quello che tutti davano per spacciato, chiediamo anche noi la grazia di compiere una volta e per sempre la scelta decisiva. Impegniamoci a vivere la fede full time, permettiamo al Signore di prendere tutto perché tutto appartiene a Lui. È questa la scelta che ha fatto Teresa di Lisieux: “Per quanto riguarda la mia, l’abbandono a lui e, se sembra che mi dimentichi, ebbene, è libero, giacché non appartengo più a me stessa, ma a Lui” (LT 103, 4 maggio 1890). Non è facile assumere questo stile di vita perché, come ricorda Benedetto XVI, “la fede è sempre esposta a molteplici sfide, ma quando ci si lascia attrarre da Dio che è Verità, il cammino si fa deciso, perché si sperimenta la forza del suo amore” (Udienza generale, 28 settembre 2009). Se accogliamo e viviamo la chiamata, la nostra stessa vita diventerà un appello di Dio e donerà a tanti, anche quelli che hanno voltato le spalle, possano rimettersi in cammino seguendo il Signore della vita.
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