Scuola

“Mamma ho paura di andare a scuola”

di Ida Giangrande

Le regole anti-Covid sono necessarie ma possono risultare difficili da attuare soprattutto per i più piccoli. Il consiglio di Giulia Palombo, psicologa e psicoterapeuta è: “Diamo un nome alle emozioni. Rassicuriamo i nostri piccoli e diciamo loro che le regole servono per farci stare al sicuro”.

Prima del virus ci sentivamo protetti. Quarantena, contagio, epidemia ora sono parole entrate a pieno diritto nella nostra quotidianità così come la paura e l’insicurezza. Come aiutare i più piccoli?

È verissimo la pandemia, come tutti gli eventi improvvisi e incontrollabili, ha attivato delle profonde insicurezze. Di sicuro, ciascuno di noi, per un breve periodo o per un periodo più lungo, si è sentito in pericolo di vita. Questa sensazione di pericolo, è un elemento che non va sottovalutato, perché può avere delle importantissime ripercussioni sulla nostra vita, su quello che facciamo e su come lo facciamo. Dobbiamo sapere infatti che c’è un’area specifica del nostro cervello che è deputata a percepire i segnali della sicurezza che vengono dall’esterno. Se dall’esterno arrivano segnali che dicono al mio cervello: “Va tutto bene, sei al sicuro” io potrò concentrarmi sulle attività quotidiane, come il lavoro, fare la mamma, o per i bambini studiare e giocare. Se invece mi sento in una situazione di pericolo, il mio cervello dirigerà le mie energie nella gestione del pericolo per mettermi al sicuro e quindi resteranno meno energie per svolgere le attività quotidiane. Pensiamo a come questo meccanismo possa andare ad interferire sul rendimento scolastico dei bambini…

Quindi come possiamo fare per gestire al meglio questa condizione? 

Di sicuro non possiamo eliminare del tutto il senso di insicurezza e paura perché la pandemia è in effetti una situazione di pericolo reale, per cui la giusta dose di paura ci serve per por continuare a difenderci senza essere irresponsabili o avventati. Quello che possiamo fare, però, è aiutare la nostra mente a percepire e a dare il giusto valore agli elementi di sicurezza che abbiamo, quindi le cose positive sia per gli adulti che per i bambini. Ad esempio fare sport, continuare a coltivare gli hobby, stare a contatto con la natura, creare dei momenti di divertimento in famiglia, dormire abbastanza. Inoltre è importante ascoltarsi e dare il giusto spazio all’espressione delle proprie emozioni: bisogna potersi dire: “Ho paura ma è normale che sia così”.

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Qualche suggerimento di ordine pratico? 

Per aiutare i più piccoli ad ancorarsi agli aspetti positivi possiamo mettere in pratica alcuni consigli pratici: 

  • Trasmettere affetto, sicurezza e attenzione. Ad esempio il contatto fisico è importante, gli abbracci, le coccole.
  • Raccontare la verità in modo semplice.
  • Ricordare che tanti professionisti (medici, infermieri, forze dell’ordine) molto capaci stanno lavorando costantemente per ripristinare sicurezza e dare aiuto agli ammalati, sottolineando aspetti positivi delle azioni di cura.

Quali sono le ricadute sui bambini delle regole imposte dalla Scuola in questa emergenza?

L’importanza dei limiti e delle regole come strumento di crescita è un dato ormai riconosciuto nel pensiero comune. Pensiamo al libro, che è un best seller nel mondo dei genitori, “I No che aiutano a crescere” della psicoterapeuta Asha Phillips. In questo libro appunto si parla del valore delle regole per la crescita sana dei nostri figli. Perché sono così importanti le regole? Perché danno al bambino un senso di sicurezza. Il bambino sa che c’è un adulto che stabilisce cosa è bene per lui e cosa invece non può essere fatto. Anche se protesta, il bambino o ancora di più l’adolescente, sa che all’interno di quei limiti che gli dà l’adulto non corre pericolo. Pensiamo ai bambini piccolissimi se stanno insieme alle loro mamme sono più attivi, esplorativi e se vogliamo anche più spericolati, rispetto a quando sono da soli oppure affidati a persone meno familiari. Questo accade perché il bambino sa che la presenza della mamma è garanzia di sicurezza quindi può sperimentare in quanto ci sarà la madre a fermarlo nel momento in cui corre un pericolo. In altre parole la presenza di una madre che mette paletti è fonte di sicurezza. Se inseriamo questo discorso in quello che abbiamo detto prima in relazione alla percezione di pericolo e di insicurezza che l’emergenza sanitaria sta determinando, possiamo capire come i nostri figli possano solo giovare di regole chiare e ben definite. Detto questo, è chiaro che non si può perdere di vista il vissuto dei ragazzi di fronte a regole e restrizioni. È importante riconoscere il loro malessere e anche l’impegno che gli chiediamo. L’uso della mascherina, il non potersi scambiare gli oggetti scolastici, la necessità della distanza sociale, l’igiene delle mani prima e dopo le varie attività, ed insieme a queste ancora mille richieste: per loro non è facile e possono sentirsi davvero appesantiti da tutto questo. È importante quindi che genitori e insegnanti possano legittimare i sentimenti che i ragazzi provano. Cioè riconoscerli e dargli il giusto valore. Credo che l’atteggiamo giusto da adottare sia racchiuso nella frase: “Capisco che è dura, hai ragione a protestare, ma bisogna rispettare le regole perché ci fanno sentire al sicuro”.

Come i genitori possono aiutare i figli a tornare a scuola senza paura?

I bambini hanno paura ma non lo dicono. Ascoltano i discorsi dei grandi, spesso si fingono distratti ma assorbono come spugne. Questo mi pare un grosso punto di partenza per capire cosa noi possiamo fare come genitori. Ascoltarli, aprire dei momenti di dialogo e condivisione. Parlare con loro. Farsi raccontare cosa pensano e di cosa hanno paura. Cosa li rende felici, magari rivedere i propri compagni, o cosa li fa arrabbiare tantissimo, pensiamo al fatto che non possono fare le feste con gli amichetti. Ecco i bambini hanno bisogno di spazi in cui poter parlare con i propri adulti di riferimento di quello che stanno provando. Ricordiamoci che non esistono emozioni sbagliate, tutte le emozioni vanno riconosciute, nominate e gestite. Nominare, mettere in parole è il primo passo per gestire. Un altro suggerimento che si può dare è quello di chiedersi come noi genitori stiamo affrontando questo periodo. Come ci poniamo di fronte alle limitazioni che ci vengono imposte o alla paura della malattia e della morte. Se noi stessi siamo bloccati dalla paura, come potremo trasmettere sicurezza ai nostri figli? O al contrario se noi siamo eccessivamente disinvolti, di quelli che negano il pericolo o lo sottovalutano, il rischio è quello di esporre anche i nostri figli ad un pericolo maggiore. Infine un ultimo suggerimento che si può dare soprattutto ai genitori di bambini piccoli, è di prepararli adeguatamente. Non diamo per scontato che certe cose siano già chiare al bambino. Quindi il genitore, una volta che si sarà informato su tutte le procedure e le prassi adottate nell’istituto del proprio bambino, potrà ripetere diverse volte sia la regola, sia la motivazione che ne è alla base, dando la possibilità al bambino di fare domande. Questo di sicuro renderà il bambino più preparato alla nuova situazione e di conseguenza meno spaventato.




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