25 settembre 2020

25 Settembre 2020

Non siamo a scuola

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,18-22)
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Il commento

Chi dite che io sia?” (9,20). Non siamo a scuola. Gesù non pone questa domanda come un Maestro che sta comodamente seduto dietro una cattedra. Non è un’interrogazione ma un dialogo confidenziale, avvolto nel contesto della preghiera. Il Nazareno non cerca la risposta teologica, vuole verificare se hanno compreso la sua vera identità e se sono disposti a condividere la sua missione. E difatti, la risposta di Pietro – “Tu sei il Cristo” (9,20) – non chiude il dialogo ma rappresenta solo la premessa di una conversazione che diventa ancora più intensa e coinvolgente. Riconoscere Gesù come il Cristo, significa proclamare ad alta voce: “Sei Tu il Messia che il nostro popolo attende da secoli. Tu e nessun altro”. Per fare un paragone, è come quando un uomo dice alla donna: “Sei tu la mia sposa. Tu e nessun’altra”. Pietro non è uno studente che risponde con esattezza alla domanda e poi siede soddisfatto. È un discepolo che guarda stupito il Maestro: prima lo conosceva come uno dei grandi profeti della storia d’Israele ed ora vede in Lui l’Unto del Signore, Colui che viene con potenza per abbattere ogni oppressione, liberare i miseri e donare pace e giustizia al popolo degli umili (sal 72). Le parole di Pietro devono essere lette sullo sfondo delle pagine messianiche che attraversano e illuminano tutta la vicenda biblica. Pietro vorrebbe subito aggiungere: “Siamo tutti con te, pronti a combattere la battaglia decisiva”. Non ha il tempo di farlo.

La confessione di Pietro è come una chiave che apre la porta della confidenza. Gesù può finalmente svelare quello che da tempo portava nel cuore, può annunciare chiaramente che, contrariamente alle attese, il Messia non annienta i nemici ma andrà incontro ad una dura sconfitta. fino alla morte (9,22). Mentre pronuncia queste parole, il Nazareno guarda i discepoli, uno ad uno, e li vede smarriti. Non sanno più cosa dire né cosa pensare. Lo sguardo di Pietro è triste. Quello di Giuda è avvolto da un’ombra oscura. È il momento delle scelte decisive. Ci sono quelli che confermano la fiducia e quelli che voltano le spalle. Anche noi dobbiamo scegliere da che parte stare.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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1 risposta su “Non siamo a scuola”

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