8 ottobre 2020

8 Ottobre 2020

Donne aiutate ad essere madri, quando la politica sceglie la vera libertà

Arriva dal comune di Iseo (Brescia) una bella notizia sul fronte della vita nascente: un sussidio di 160 euro al mese per un anno e mezzo alle donne che rinunciano ad abortire e scelgono invece di portare avanti la gravidanza. La mozione, chiamata: “Sostegno alla vita nascente”, sottotitolo: “Maternità difficili: una urgenza non rimandabile!”, è stata presentata dall’assessore al Bilancio Giovanna Prati e prevede oltre al sussidio economico per le mamme anche un «adeguato finanziamento verso associazioni e progetti che abbiano istituito piani di aiuto alla vita nascente, Cav (Centri di aiuto alla vita) e i Mpv (Movimenti per la vita).

Meraviglioso in aula consiliare l’intervento della Prati che, come riporta il Corriere nelle pagine locali, dopo aver letto le due pagine della mozione, e premesso di essere «nella rete degli amministratori per la vita» ha spiegato che la proposta vuole essere «un inno alla vita in tutte le sue forme, perché ne vengano scoraggiate altre che portano a soluzioni diverse», e che «l’impegno del Comune vuole essere anche di tipo economico, attraverso il sostegno ai Centri per la vita».

A questo punto il sindaco, Marco Ghitti ha preso parola per sottolineare che fermo restando «il diritto di scelta, individuale e di coppia, sancito per legge», non è più tale se «si sceglie per mancanza di soldi, allora è un problema nostro».

La buona notizia è che il comune di Iseo non è il solo. Nel Bresciano 30 amministrazioni hanno creato una rete “a sostegno della vita”. Le mozioni a favore della natalità sono passate in una decina di comuni: la prima è di dicembre 2019 a Marone, l’ultima a Iseo il 30 settembre. In mezzo, ci sono stati i «sì» di Prevalle, Flero, Castel Mella, Cazzago San Martino, Bagnoro Mella e Ghedi. E lunedì toccherà a Montirone.

La mozione che ricalca molto la nota iniziativa del Movimento per la Vita italiano che dal 1994 ha aiutato attraverso il Progetto Gemma migliaia di donne a non abortire proprio attraverso la formula di un contributo mensile per 18 mesi (6 in gravidanza e 12 dopo la nascita dei bimbi), ha subito provocato indignazione e polemiche. Al centro del dibattito la messa in discussione dell’autodeterminazione della donna garantita dalla legge 194: “Donne pagate per non abortire”, “La crociata dei Comuni pro life”, sono solo alcuni titoli di articoli che commentano la notizia oggi sui quotidiani nazionali.

Il solito muro ideologico che si alza a difesa della donna senza considerare che proprio questa opposizione così esasperata e prevenuta finisce per togliere alla donna la vera libertà di scelta. Anche la legge 194 tanto sbandierata e tanto interpretata solo da un lato, prevede un aiuto per rimuovere le eventuali cause che portano una donna a richiedere l’interruzione volontaria della gravidanza. Perché ogni volta bisogna sempre cominciare la caccia alle streghe? Perché se un’amministrazione comunale mette in bilancio un’azione pro immigrati o pro anziani viene lodata per la generosità nel campo sociale e invece se cerca di aiutare una mamma e il suo bambino viene tacciata come retrograda e pericolosa per le conquiste faticosamente acquisite?

Tutto questo sbottonarsi contro le associazioni pro-life poi e gli eventuali sostegni economici a loro favore, è del tutto inadeguato. Dal 1978, il Movimento per la Vita italiano, i Centri di aiuto alla vita e moltissime altre associazioni sul territorio nazionale, hanno fatto e fanno un lavoro splendido per sostenere le donne. Nessuna mai si è pentita di aver accolto il proprio figlio e anzi ancora oggi ringraziano per il sostegno ricevuto. Non è forse questo un segno della vera libertà di scelta?


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