
Il miracolo della preghiera
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,5-13)
In quel tempo, Gesù disse ai discepoli: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Il commento
“Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” (11,9). L’insegnamento sulla preghiera riprende le parole della tradizione – le stesse che troviamo anche in Matteo (7,7) – ma presenta una conclusione originale e suggestiva: “Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!” (5,13). Luca non rinnega le cose materiali, nella preghiera del Pater ha insegnato a chiedere il “pane quotidiano” (11, 3) e nella parabola precedente conferma che il Padre ci darà “ciò di cui abbiamo bisogno” (11, 8), ma invita a vivere la preghiera come spazio in cui il Mistero si fa carne e ci riveste di grazia. L’evangelista c’insegna così a chiedere e a cercare lo Spirito, “primo dono ai credenti” (Preghiera eucaristica IV), sapendo di ricevere per suo mezzo ogni altro bene. E ci assicura che il Padre celeste non ci riempie di cose ma di amore. Donando lo Spirito comunica se stesso come fonte di vita nuova e come luce per comprendere e compiere le scelte più giuste. Accogliendo lo Spirito il discepolo viene rigenerato e reso capace di trovare quello di cui ha bisogno o di vivere nella pace anche se non possiede tutte le cose necessarie. In fondo, il primo e più grande miracolo della preghiera è proprio quello di vincere la paura e la rassegnazione e renderci nuovamente protagonisti.
Pregare non significa chiedere e poi attendere passivamente che Dio faccia la sua parte ma aprirsi alla grazia che viene dal Cielo per imparare a fare la nostra parte. È bellissimo il commento di Sant’Agostino: “Quando preghiamo, siamo tutti mendicanti di Dio; stiamo davanti alla porta di casa del gran padre di famiglia, anzi ci prostriamo con la faccia a terra, gemiamo supplichevoli, desiderosi di ricevere qualcosa; e questo qualcosa è Dio stesso!” (Discorsi, 83,2). Illuminati da questo insegnamento, oggi chiediamo la grazia di ricevere ogni giorno e con purezza di cuore il Pane eucaristico, primizia di quella vita in cui nulla ci manca perché Dio è tutto.
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