di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,15-26)
In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde. Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».
Il commento
“È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni” (11,15). Il giudizio di scribi e farisei è totalmente negativo, le opere di Gesù sono l’espressione di una complicità con il principe delle tenebre. In questa prospettiva il bene compiuto è solo una maschera che nasconde e prepara il male. Una specie di cavallo di Troia. Capisco che non tutti possono riconoscere in Gesù l’Inviato di Dio; ma in questo caso i suoi oppositori vanno ben oltre e denunciano il Nazareno come un oscuro collaboratore del maligno. Dinanzi a quest’accusa infamante Gesù avrebbe potuto restare in silenzio, sapendo che le accuse chiaramente prive di fondamento non si reggono in piedi. E invece preferisce parlare a viso aperto e mostrare l’intrinseca contraddizione del ragionamento: “se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano?” (11,19). Provo a capire quali sono i motivi che lo spingono ad affrontare la questione. È un’indagine interessante perché ogni sua scelta annuncia ciò che noi, suoi discepoli, siamo chiamati a vivere. In primo luogo c’insegna che non possiamo tacere dinanzi alla menzogna. In seconda battuta dobbiamo riconoscere che non difende se stesso ma l’opera che Dio gli ha affidato. C’è anche un terzo motivo, non meno importante: non può lasciare i discepoli nel dubbio, specie quelli sono più ingenui e più facilmente condizionabili. La pubblica accusa, infatti, è presentata da scribi e farisei, cioè da quelle persone che rappresentano l’autorità religiosa, quelle che godono maggiore stima e rispetto. Se la critica non avesse ricevuto una risposta, i discepoli più fragili avrebbero potuto pensare che in fondo c’era qualcosa di vero. Il silenzio può essere interpretato come un implicito assenso.
“Scusarsi, alle volte, è lecito e doveroso”, scrive Teresa d’Avila, ma non è sempre facile capire quando conviene farlo. E aggiunge: “Dal volersi scusare non si ricava alcun frutto, a meno che non si tratti di certe circostanze in cui tacere sia di disgusto o di scandalo” (Cammino di perfezione, 15, 1-2). Oggi chiediamo la grazia di seguire questo criterio di vita spirituale.
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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