
Non mancano segni e prodigi
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,29-32)
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
Il commento
“Questa generazione è una generazione malvagia” (11,29). Gesù non misura le parole, anzi comunica apertamente alla folla tutta la sua amarezza. Il suo è certamente un giudizio molto severo ma non vuole in alcun modo essere una condanna già scritta. Anzi, è un annuncio che intende scuotere la coscienza proprio per evitare la catastrofe (11, 31-32). Gesù presenta la sua testimonianza nel solco dell’esperienza del profeta Giona, inviato ad annunciare il castigo in vista della conversione: “come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione” (11,30). La testimonianza del Nazareno rappresenta dunque un segno, l’ultimo e decisivo segno che Dio dona all’umanità. Gesù afferma esplicitamente che non ci saranno altri segni (11,29). Fa riferimento al suo ministero pubblico. E tuttavia, se rileggiamo la storia della Chiesa, possiamo constatare che dopo di Lui tanti altri, nel suo Nome, hanno predicato la conversione ed hanno operato segni e prodigi. Dio non si stanca di inviare i profeti, fa di tutto per aiutarci a scoprire la verità. Quanti miracoli avvengono ancora oggi! Si tratta di eventi che suscitano grande stupore ma subito dopo vengono messi nel cassetto della memoria e spesso dimenticati.
Per riconoscere e proclamare qualcuno beato, dopo aver accertato la testimonianza eroica, la Chiesa deve verificare la presenza di un miracolo, cioè di un fatto che la ragione scientifica non riesce a spiegare. La Chiesa attende un segno dal Cielo. È stato così ovviamente anche nel caso di Carlo Acutis: alla sua intercessione è stata attribuita la guarigione istantanea e completa di un bambino brasiliano affetto da una grave e inguaribile malformazione al pancreas. La vicenda dell’umanità è ricca di segni che hanno il timbro di Dio: chi è cieco non li vede; e chi li vede, dice che non bastano. Il Vangelo invita a non chiedere altri segni, a noi basta Gesù. In Lui abbiamo tutto, tutto ciò che è necessario per vivere e giungere alla pienezza del nostro essere. È questa la fede che oggi chiediamo di coltivare, custodire e testimoniare.
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