Udienza generale

Nella preghiera niente trucchi: il monito di papa Francesco…

Papa Francesco

(Foto: © giulio napolitano - Shutterstock.com)

A cura della Redazione

Siamo sicuri di saper pregare? Chi ci insegna a farlo? Nell’Udienza generale di questa settimana il Santo Padre indica la strada: “Non dobbiamo dimenticare che per pregare bene dobbiamo pregare così come siamo, non truccati. Non bisogna truccare l’anima per pregare”.

La preghiera è un atteggiamento interiore, nella Bibbia la sintesi della preghiera ci viene offerta dal libro dei Salmi. Ed è proprio a questo compendio importantissimo che il Santo Padre Francesco ha dedicato la catechesi dell’Udienza generale di questa settimana: “Leggendo la Bibbia ci imbattiamo continuamente in preghiere di vario genere. Ma troviamo anche un libro composto di sole preghiere, libro che è diventato patria, palestra e casa di innumerevoli oranti. Si tratta del Libro dei Salmi. Sono 150 Salmi per pregare.

Esso fa parte dei libri sapienziali, perché comunica il “saper pregare” attraverso l’esperienza del dialogo con Dio. Nei salmi troviamo tutti i sentimenti umani: le gioie, i dolori, i dubbi, le speranze, le amarezze che colorano la nostra vita. Il Catechismo afferma che ogni salmo «è di una sobrietà tale da poter essere pregato in verità dagli uomini di ogni condizione e di ogni tempo» (CCC, 2588). Leggendo e rileggendo i salmi, noi impariamo il linguaggio della preghiera. Dio Padre, infatti, con il suo Spirito li ha ispirati nel cuore del re Davide e di altri oranti, per insegnare ad ogni uomo e donna come lodarlo, come ringraziarlo e supplicarlo, come invocarlo nella gioia e nel dolore, come raccontare le meraviglie delle sue opere e della sua Legge. In sintesi, i salmi sono la parola di Dio che noi umani usiamo per parlare con Lui”.

Un libro concreto e struggente in cui è rappresentata l’umanità in tutta la sua fragilità e grandezza. “I salmi non sono testi nati a tavolino; sono invocazioni, spesso drammatiche, che sgorgano dal vivo dell’esistenza. Per pregarli basta essere quello che siamo”. La preghiera è una strada esigente, essa ci richiama ogni volta a metterci a nudo a toglierci le maschere che indossiamo spesso nella nostra vita terrena. Francesco in una sintesi perfetta ci indica l’atteggiamento del cuore necessario per entrare in preghiera: “Per pregare bene dobbiamo pregare così come siamo, non truccati. Non bisogna truccare l’anima per pregare. “Signore, io sono così”, e andare davanti al Signore come siamo, con le cose belle e anche con le cose brutte che nessuno conosce, ma noi, dentro, conosciamo. Nei salmi sentiamo le voci di oranti in carne e ossa, la cui vita, come quella di tutti, è irta di problemi, di fatiche, di incertezze. Il salmista non contesta in maniera radicale questa sofferenza: sa che essa appartiene al vivere. Nei salmi, però, la sofferenza si trasforma in domanda. Dal soffrire al domandare”.

Poco prima di entrare in aula per la catechesi il Papa ha incontrato i genitori del sacerdote ucciso nella diocesi di Como, don Roberto Malgesini. “Le lacrime di quei genitori sono le lacrime “loro” e ognuno di loro sa quanto ha sofferto nel vedere questo figlio che ha dato la vita nel servizio dei poveri. Quando noi vogliamo consolare qualcuno, non troviamo le parole. Perché? Perché non possiamo arrivare al suo dolore, perché il “suo” dolore è suo, le “sue” lacrime sono sue. Lo stesso è di noi: le lacrime, il “mio” dolore è mio, le lacrime sono “mie” e con queste lacrime, con questo dolore mi rivolgo al Signore”.




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