
Costretto a uscire
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,47-54)
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.
Il commento
“Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile” (11,53). Vorrei leggere questo Vangelo partendo … dalla fine. Le parole conclusive, infatti, rappresentano il sigillo di un racconto iniziato con l’invito a pranzo da parte di un anonimo fariseo: “Egli andò e si mise a tavola” (11,37). Ho fatto notare che il verbo andare [in greco eisérchomai] in realtà dovrebbe essere tradotto con entrare. Era entrato per… rimanere. Ed è invece costretto a uscire [in greco exérchomai]. È una conclusione assai triste: era entrato per donare parole ma è costretto a riconoscere che nessuno lo ascolta, anzi lo ascoltano fin troppo bene ma rifiutano le sue parole perché non corrispondono alle loro attese. I profeti di Dio non hanno l’abitudine di confermare ciò che sappiamo ma hanno il cattivo vizio di dire cose diverse, talvolta contrastanti, con quello che pensiamo. La testimonianza di Gesù non trova accoglienza, la sua parola invece di suscitare un sincero dinamismo di conversione, irrigidisce ancora di più i suoi interlocutori.
Storia di ieri ma anche oggi forse una parte non marginale di discepoli avrebbe suggerito a Gesù di essere meno rigido per evitare un’ulteriore e più grave presa di posizione. E forse qualcuno avrebbe anche preso le difese dei poveri farisei, rimproverando il Maestro di parlare con eccessiva veemenza. Questa scena conferma che la parola di Dio risuona in mezzo alle resistenze più ostinate, talvolta alle opposizioni più risolute. Quest’osservazione trova conferma nella parola di Gesù che riprende una sentenza antica: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno” (11,49). È facile metterci dalla parte degli spettatori, chiamati a giudicare gli altri. È più opportuno vestire i panni dei farisei e chiederci sinceramente se e come la parola del Vangelo ha trovato spazio nella nostra vita, se vi sono resistenze che impediscono al Signore di entrare e rimanere. Chissà quante volte anche noi lo abbiamo costretto a…uscire! E forse non ce ne siamo nemmeno accorti.
Un commento to “Costretto a uscire”
15 Ottobre 2020
Mariaconcetta Di LecceIo credo che se pregheremo sempre insieme, semplici ed e umili dinanzi a Gesù Cristo, nostro Signore Dio, ci libereremo da ogni superbia, arroganza, tracotanza perfida. Cerchiamo di essere semplici ed umili e l’Amore di Dio trionferà e realizzerà grandi cose attraverso le nostre persone. Lasciamoci pervadere dall’amore di Dio sempre e comunque nonostante le difficoltà, le amarezze e i dolori della nostra vita umana. Cristo Regna sempre!!!