20 ottobre 2020

20 Ottobre 2020

Non è tempo di stare seduti

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12,35-38)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».

Il commento

Siate pronti con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese” (12, 35). Dopo aver proclamato il Vangelo della Provvidenza (12, 22-31), Luca annuncia  il Vangelo della provvisorietà. Le parole di Gesù richiamano un’immagine eloquente per i suoi ascoltatori, appartiene alla narrazione biblica e indica la disponibilità a mettersi in viaggio. Stando al dettato biblico (Es 12,11; Ger 1,17) non si parte quando si ha voglia di fare nuove esperienze ma quando Dio chiama e manda, ci consegna una parola da dire o un’opera da compiere. Si parte in obbedienza. Avere i fianchi cinti significa essere interiormente pronti in modo da non fare attendere colui che ci chiama. Gesù chiede anche di avere la lucerna sempre accesa, segno della Parola che indica la strada. È Lui stesso la luce ed è anche la via. Se restiamo con Lui, siamo certi di non smarrire la strada. Il viaggio è un’esperienza affascinante ma anche faticosa e presenta non pochi pericoli. Non basta avere il gusto dell’avventura, occorre avere e custodire la coscienza di essere stati inviati.

Gesù insegna ai discepoli a non cadere nella tentazione di stare seduti al riparo dei problemi. È un atteggiamento che cresce con il passare degli anni, specie quando pensiamo di aver risposto alla chiamata di Dio e di aver già fatto abbastanza o quando innalziamo il muro delle nostre delusioni. Ad un certo punto s’insinua la paura del viaggio e di dover affrontare nuovamente difficoltà e rischi. E poi… mettersi in viaggio significa non avere quelle garanzie alle quali siamo legati. E così siamo portati a rimandare in modo indefinito, troviamo sempre una scusa per non rispondere ai vari appelli che Dio semina nella vita. “Quando Dio chiama non bisogna farlo attendere”: così hanno risposto i genitori di un giovane, un brillante universitario che chiedeva di entrare in monastero. Non mi sembra che sia questa la regola che ispira il nostro vivere. Accogliendo questa parola, oggi chiediamo di coltivare la virtù dell’obbedienza per fare della vita un pellegrinaggio, pronti ad accettare a quei compiti e quelle responsabilità che non avevamo contemplato nella nostra agenda da viaggio.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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