Carlo Acutis

VI presento il nuovo compagno di classe dei miei alunni: Carlo Acutis

di Elisabetta Cafaro, insegnante

È un anno difficile soprattutto dal punto di vista scolastico, ma tra tante incertezze l’esempio di Carlo Acutis sembra voler mostrare ai giovani l’unica strada possibile: l’Eucarestia.

È importante, anzi direi fondamentale, cercare nelle parole e negli eventi della vita i segni nascosti che invitano a guardare al Cielo. Vi assicuro sono sempre tanti! E in quest’articolo ho deciso di evidenziarne qualcuno

Questo non è un anno scolastico facile ed è inutile negarlo. Tante e anche giuste sono le preoccupazioni che non danno tregua al nostro vivere quotidiano. Il mio “primo giorno di scuola”, se così affettuosamente posso chiamarlo, dopo la chiusura per il Covid-19 è stato martedì 29 settembre 2020, giorno in cui si festeggiano i Santi Arcangeli. Voglio leggere in questa data un messaggio positivo per tutti. Gli angeli sono il più grande dono di Dio agli uomini, amici e guide spirituali, portano echi di misericordia e sussurri d’amore. Guardo il cielo che si confonde con il mare mentre ripenso alle mie prime lezioni in classe, dedicate ad una luminosa pagina di cielo, scritta da Dio per gli uomini e in particolare per i giovani. Sì, proprio così, abbiamo iniziato il corso di Religione con la storia di un angelo di nome: Carlo Acutis. Un ragazzo di appena 15 anni, studente italiano, morto di leucemia nel 2006, proclamato venerabile da papa Francesco nel 2018 e Beato il 10 ottobre 2020 in seguito alla guarigione di un bambino con una malformazione al pancreas avvenuta grazie alla sua intercessione.

Quando nelle mie classi ho presentato il libro di Vito Rizzo edito da Punto Famiglia, dal titolo “Carlo Acutis Apostolo dei Millennials” mi sono accorta, con grande stupore, che Carlo subito è stato accolto dai ragazzi come un nuovo compagno di classe. “Chi è Carlo?”, qualcuno timidamente mi ha chiesto. Qualcun altro invece, con euforia, ha raccontato di aver visto la sua immagine e la sua tomba sui social, ma preso da altro, non ha compreso di cosa realmente si trattasse. Carlo ha portato un raggio di sole in classe, la sua storia ha suscitato tante domande, aprendo un vero e proprio dibattito costruttivo, formativo e ricco di spiritualità tra i giovani, seguito da tante riflessioni, anche scritte, che mi sono state inviate tramite i nostri attuali canali di comunicazione. Ho avuto la sensazione di vedere Carlo in mezzo ai ragazzi, vivo più che mai e capace di lasciare un messaggio forte, più forte di qualsiasi parola si voglia dire ai giovani, che spesso presi da altro sembrano, e dico sembrano, lontani dalla fede e dalla la parola di Dio.

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“Perché Carlo doveva aggrapparsi alla fede se aveva tutto?” si domanda Rosa, una mia alunna di 17 anni. E subito dopo ammette con un filo di voce, di aver maturato nel tempo la convinzione che la fede e la religione in genere, siano state create dall’uomo come consolazione, soprattutto per la povera gente. Non si spiega come un ragazzo bellissimo, nato in un’agiata famiglia borghese, credesse e vivesse la sua fede in Dio con tanta intensità.

“Carlo era un ragazzo come noi”, afferma Lorenzo 15 anni, studente del liceo classico. Riconoscendolo subito come suo possibile amico di banco, come “uno di loro”, che amava stare con la famiglia e con gli amici, ma, con qualcosa di diverso che lo rendeva davvero unico e speciale: la fede che viveva con convinzione ed entusiasmo da quand’era bambino e che testimoniava con l’assiduità eucaristica.

Serena 16 anni, crede in Dio ma non va mai in Chiesa per incontrarsi con Gesù eucaristia, confessa, per questo motivo, di essere curiosa e vuole scoprire cosa Carlo ha trovato di tanto speciale nell’Eucaristia. Ancora una bella testimonianza arriva proprio da Assisi, mentre sto scrivendo quest’articolo, ed è quella di Nello studente del quinto anno del liceo classico, che insieme alla Fraternità di Emmaus, un gruppo religioso a cui lui appartiene e dove sta facendo un cammino di fede, è andato per assistere alla beatificazione di Carlo. Nello, nel nostro gruppo classe invia delle foto: “Prof, questo è il corpo di Carlo Acutis… Mi viene da domandarmi: ma è veramente morto?”. Davvero chi vive in Dio non muore mai!

I ragazzi infine, si sono lasciati interpellare da alcune frasi di Carlo: “Davanti al sole ci si abbronza, ma davanti all’Eucaristia si diventa santi”. “Gesù, accomodati pure! Fa’ come se stessi a casa tua”. “Nasciamo come degli originali ma molti muoiono come fotocopie”. Da qui è nata una riflessione che non ha concluso il nostro percorso e la nostra voglia di scoprire quello che i Santi ci insegnano. Una riflessione che è solo il punto di partenza di un cammino lungo è difficile, qual è quello della fede. A scriverla è Lorenzo 15 anni: “Molte persone durante la loro vita non sfruttano a pieno le capacità e i talenti che possiedono. Carlo è un personaggio del mondo religioso che conosco da pochi giorni, ma di cui sto sentendo parlare tantissimo sia dai sacerdoti, sia sul web. La sua storia mi ha molto colpito e affascinato e penso che sia un modello che tutti noi dobbiamo seguire. Oggi sono davvero pochissimi quei ragazzi che credono veramente in Gesù e vivono la fede con intensità, ormai la maggior parte si definisce credenti non praticanti. Carlo ci insegna che bisogna seguire Gesù che ci dona tutto il suo amore, amore che dobbiamo poi trasmettere agli altri. Carlo è una figura e un modello che seguirò e terrò scolpito nella mia mente per sempre, e come lui cercherò di farmi aiutare da Gesù, aiutando a mia volta io stesso gli altri”.




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