Preghiera

L’antidoto contro gli effetti del Covid? La Santa Messa!

di don Gianluca Coppola

Siamo tutti figli di un “io” che si è autoproclamato dio, alimentato da tante stupide e dannose psicologie da strapazzo. Il risultato è che nello stesso condominio a volte non conosciamo il nome del nostro dirimpettaio e questo da molto tempo prima del Covid. La soluzione? Dio. E tu che aspetti? Torna a Messa, le restrizioni in Chiesa non ci sono ancora.

L’immobilità del lago, lo scintillio del sole che vi si riflette di primo mattino, il candore e la verginità del cielo terso e splendido come se prima non avessi mai visto il cielo. Tutt’intorno cantano gli uccelli, entusiasti forieri del giorno nascente. L’aria intrisa del profumo del bosco, un olezzo tanto bello che nemmeno il più rinomato laboratorio di fragranze riuscirebbe a rendere così bello un profumo.

No, non ti preoccupare, non mi sono messo a fare il poeta, è solo che queste righe nascono nel bel mezzo di un ritiro spirituale e mi sento avvolto dalla bellezza che sempre mi supera e in certi momenti me ne accorgo particolarmente, nonostante il periodo è quello che è e la pandemia sembra volerci rubare anche la libertà di essere felici. La meditazione della Parola di Dio, la preghiera e il silenzio intensi, uniti alla contemplazione dell’opera del Creatore mi fanno vedere tutta la grandezza che ci sovrasta, una sorta di realtà aumentata del cuore. Come quegli occhiali in dotazione ad alcuni modelli di smartphone che ti fanno vedere mondi nuovi in tre dimensioni o, se vuoi, come quando mangi una caramella al gusto frutta e senti il sapore di quel frutto esaltato come non può esistere in natura. Così è la vita vista con gli occhiali della preghiera e il cuore aperto a Dio.

Non sai che ti perdi se sei uno che non prega, non adora e non contempla! Eppure in tutto questo magnifico stupore sono raggiunto da un sentimento che si scontra con quelli fin ora descritti. Io vorrei che tutto questo non finisse mai, vorrei non scendere più da questo monte, come Pietro sul monte della Trasfigurazione: “Signore come è bello, facciamo tre tende” ma allo stesso tempo vorrei poter condividere questa bellezza con le persone che amo. Sì, perché quando sperimenti il bene, la bellezza, la verità, Dio, non puoi restare a lungo nella solitudine. È strano come nel bel mezzo della “pace dei sensi” penso, non solo ai miei amici di sempre, ma anche a Titina, l’anziana signora della mia parrocchia che ripete fastidiosamente ogni parola della Messa compresa l’omelia creando un insopportabile, gracchiante effetto eco. Penso a Nicola, tossicodipendente che durante il lockdown citofonava all’indirizzo della casa canonica con vigorosa disperazione in cerca di soldi per una dose. Penso alle tante persone che rivendicano il mio tempo spesso modificandomi irrimediabilmente le giornate e costringendomi a fare in venti metri, cioè la distanza che intercorre tra il cancello della canonica e quello della chiesa, diverse fermate, con dei faccia a faccia che, man mano che il dialogo avanza, diventano contenitori di problemi a volte giganteschi e richieste estreme di speranza alla quale solo Dio può corrispondere.

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Allora in questo tempo di “distanze sociali” e di ritiro dal mondo scelto per stare più vicino al Signore, rifletto su come è necessario recuperare la dimensione dello stare insieme, in Dio. La fede non è un fatto personale, non può essere una cosa privata. Gesù chiama gli apostoli “perché stessero con lui”. È in questo stare insieme che si declina la bellezza della vita e della vita cristiana. Assistiamo, e non a causa del Covid-19, perché è da molto prima che va avanti così, a una progressiva scomparsa di rapporti umani significativi. Come se tutti potessero, o in qualche modo, dovessero bastare a se stessi. Una subdola tentazione, da moltissimi assecondata, antica e sempre nuova, oggi ancora più violenta, ci ha convinto che stare insieme, avere delle persone, una comunità e sentirle necessarie alla nostra sopravvivenza è una cosa da perdenti, da gente frustrata che non sa cavarsela da soli. Eppure tutti i più grandi uomini della storia di questo mondo non sono mai stati soli. Coloro che hanno cambiato davvero il corso delle cose hanno lavorato sempre tenendosi per mano. Creando comunità, creando fraternità. Lo stesso Gesù sceglie una fraternità e la sua non è una scelta funzionale ma un’esigenza viva. E allora mi vengono in mente i banchi vuoti delle chiese in questo tempo di recidiva pandemia, di DPCM, di province campane serrate e rinnovate restrizioni. E mi chiedo se sia davvero possibile vivere la fede lontani. Se sia possibile sperimentare la bellezza di Dio da soli oppure collegati da remoto.

Chiese vuote, comunità religiose in crisi, movimenti ecclesiali senza vento nelle vele… e intanto si consuma la tragedia del mondo immerso nei suoi problemi e nel non senso. A Napoli un bimbo di undici anni si è ucciso perché seguiva le indicazioni di un “gioco” su internet e mi chiedo: se questo bimbo avesse avuto una comunità alle spalle, se i suoi genitori avessero potuto contare su fratelli insieme ai quali contemplare la bellezza del cielo, sarebbe successo lo stesso? La risposta non la conosco ma so che la crisi attuale è una crisi del “noi”. Siamo tutti figli di un “io” che si è autoproclamato dio, alimentato da tante stupide e dannose psicologie da strapazzo. Il risultato è che nello stesso condominio a volte non conosciamo il nome del nostro dirimpettaio. Stare insieme ci fa più paura che ammalarci. Non sappiamo più farlo. A volte anche nella stessa casa dove si consumano quotidiane incruente tragedie di indifferenza quotidiana, in cui ogni attore di questo dramma uccide le relazioni tenendo la testa chinata nel display del proprio telefonino.

La Conferenza Episcopale Italiana, ci ha tenuto a precisare nell’ultima nota diffusa che le Messe e le altre celebrazioni liturgiche non hanno subito ulteriori restrizioni (vedi nota CEI n. 460/2020). Ripartiamo allora dalla Messa come scuola di fraternità! Impariamo di nuovo quello stare insieme in Dio che nella storia degli ultimi duemila anni ha portato solo bellezza in questo mondo e ha reso gli uomini capaci di contemplarne la bellezza intrinseca. Che aspetti allora? Torna a Messa! E se non ci sei mai stato o sono anni che non ci vai non perdere altro tempo prezioso. La felicità è oltre la soglia della Chiesa dove c’è il “noi” di Dio.




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