Messale Romano

Messale Romano: il Padre nostro cambia. Pregheremo diversamente dai nostri nonni?

preghiera

di don Antonio Mazzella

Sono altre le novità che saranno introdotte dalla Terza Edizione del Messale Romano. Dopo aver visto insieme il cambiamento dell’atto penitenziale e dell’inno del Gloria, ora analizzeremo quelli che sono i cambiamenti nella Liturgia Eucaristica.

La Liturgia Eucaristica è il secondo grande pilastro della Celebrazione insieme a quello della Liturgia della Parola formando un unico atto celebrativo. Nell’Ordinamento Generale del Messale Romano al numero 28 leggiamo: “La Messa è costituita da due parti, la «Liturgia della Parola» e la «Liturgia eucaristica»; esse sono così strettamente congiunte tra loro da formare un unico atto di culto. Nella Messa, infatti, viene imbandita tanto la mensa della parola di Dio quanto la mensa del Corpo di Cristo, e i fedeli ne ricevono istruzione e ristoro. Ci sono inoltre alcuni riti che iniziano e altri che concludono la celebrazione”.

Nella Liturgia Eucaristica troviamo vari momenti: la presentazione e preparazione dei doni, l’orazione sulle offerte, la preghiera eucaristica, i riti di comunione, la preghiera del Signore, rito della pace, frazione del pane, comunione. I cambiamenti da adottare prossimamente nei vari momenti della Liturgia Eucaristica, riguardano alcune preghiere che il presbitero è chiamato a recitare, come ad esempio la formula durante il lavabo delle mani, la formula d’invito alla preghiera dopo la presentazione dei doni, nella prima (canone romano) nella seconda e nella terza preghiera eucaristica incontreremo leggere variazioni che non alterano il senso teologico di quanto fatto o pregato fin d’ora ma cercano di far cogliere maggiormente il senso di quello che preghiamo.

Per i fedeli l’invito è quello di prestare ascolto alle parole evitando magari l’errata consuetudine di ripete a voce sommessa le parole della preghiera o dell’istituzione: questo spetta ai presbiteri, è una consuetudine che non rispecchia e non da verità alla tanto desiderata partecipazione attiva dei fedeli alla Liturgia voluta dal Concilio Vaticano II.

I cambiamenti di quelle parti che interessano l’intera assemblea li ritroviamo nella preghiera del Signore, il Padre nostro. Mi sia permesso di far osservare come questo sembra essere l’unico punto d’interesse o il punto principale sul quale tutti i fedeli della Chiesa italiana si soffermano di più e attendono con impazienza di poter usare la nuova formula, quasi come se fosse il punto essenziale o fondamentale di tutto il lavoro di traduzione nell’intera terza edizione del Messale. Questo punto ha visto i Vescovi italiani riuniti in Assemblea Generale, confrontarsi ripetutamente e riflettere per attuare una traduzione quanto più fedele al testo biblico e non solo adempiere ad un lavoro di traduzione di un testo ma qualcosa che ne faccia comprendere il grande senso teologico di quella che è la preghiera che Gesù ha consegnato ai suoi.

Dalla prima Domenica d’Avvento nelle nostre celebrazioni ma anche in tutti i momenti liturgici in cui si reciterà questa preghiera (liturgia delle ore, Santo Rosario, pii esercizi ect.) pregheremo con queste parole: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male”. Nella Santa Messa non si conclude la preghiera con l’Amen finale perché il sacerdote vi aggiunge l’embolismo che sviluppa l’ultima domanda della preghiera del Signore, in cui chiede per tutta la comunità dei fedeli la liberazione dal potere del male e il popolo conclude con la dossologia: “Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli”.

La traduzione utilizzata nella nuova traduzione richiede una presentazione ulteriore approfondendo dal punto di vista biblico-teologico il concetto legato alla tentazione e la presenza del Signore durante questa. Nella nuova traduzione si esprime la richiesta di essere preservati dalla tentazione e di essere soccorsi qualora essa sopravvenga, evitando di attribuire la tentazione a Dio. Viene aggiunta nella preghiera del Padre nostro un’ulteriore modifica con la parola anche quando si chiede a Dio la rimessione dei propri debiti, sottolineando che chi prega già compie una rimessione dei debiti nei confronti dell’altro e cioè che egli già si mostra misericordioso nei confronti del prossimo.




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