
È il tempo della scaltrezza
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16,1-8)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
Il commento
“I figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce” (16,8). La parabola è di una sconcertante attualità, se fosse un film troveremmo questa dicitura: “Ispirata ad una storia vera”. A prima vista il racconto evangelico rappresenta una ferma denuncia della ricchezza. E invece la parabola non solo si conclude con un sorprendente elogio dell’amministratore disonesto ma invita i discepoli a fare altrettanto. Evidentemente il Vangelo non loda la disonestà ma l’abilità dell’uomo che, per garantirsi il proprio futuro, impiega con successo tutte le sue capacità. E noi, che abbiamo il privilegio di collaborare con Dio per un obiettivo ben più grande, non dovremmo agire con la stessa determinazione? L’osservazione conclusiva di Gesù è carica di amarezza ma ha una sua stringente attualità. Anche oggi dobbiamo constatare che tanta gente impiega energie e competenze per affermare le proprie idee. Basta pensare alle politiche che favoriscono l’indifferenza sessuale e propagandano il diritto all’aborto. E noi invece, pur sapendo che il Regno di Dio rappresenta oggettivamente il bene di tutti, lavoriamo a scartamento ridotto. Non siamo disposti a servire Dio con quella passione che mette in conto anche la fatica e la sofferenza. Quando si tratta di conquistare un individuale benessere, diamo il meglio di noi stessi, usiamo tutte le nostre capacità. Quando invece è in gioco il regno di Dio, quando si tratta di “annunciare il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15), allora prevale la timidezza e la paura. Eppure sappiamo, o dovremmo sapere, che è questo il primo e più importante servizio da compiere, specie in quest’epoca. Senza Dio siamo tutti più poveri.
Questo Vangelo invita a compiere un’attenta verifica. Sappiamo di non aver sempre corrisposto alle attese di Dio ma non vogliamo chiuderci nell’amarezza. Anzi, ci impegniamo a rinnovare il nostro impegno con le parole dell’apostolo Paolo: “Ben volentieri mi prodigherò, anzi consumerò me stesso per le vostre anime” (2Cor 12,15).
Un commento to “È il tempo della scaltrezza”
6 Novembre 2020
Mariaconcetta Di LecceLa scaltrezza va spesso a braccetto con l’avvedutezza di cui, quest’ultima, parla anche Gesù nella Parabola, Mt 10, 16-18. Signore aiutaci ad usare bene, per il bene comune, il nostro libero arbitrio! Cerchiamo di agire con spirito di discernimento per evitare di erigere steccati culturali e religiosi. Affidiamoci con semplicità a Dio, chiediamo lume per la nostra ragione ed amiamo. Il resto verrà da sè.