Covid

di Miriam Incurvati, psicologa

Come aiutare gli adolescenti a vivere l’era della pandemia?

11 Novembre 2020

solitudine

Nessuno sa di preciso quali danni porterà tutto quello che stiamo vivendo sugli adolescenti, ma sappiamo che ci saranno. Come deve comportarsi dunque un genitore? Di seguito qualche consiglio di ordine pratico.

Ormai nel nostro vocabolario sono subentrate parole nuove. Ormai anche i bambini conosco il significato di vocaboli come assembramento, tampone, Covid, quarantena, isolamento, Conte e dpcm. Insomma, sembra stia cambiando il nostro linguaggio proprio come sta cambiando la nostra vita. In realtà, un simile scenario non è solo italiano, si tratta invece di una pandemia mondiale e dunque l’intero sistema mondo sta cambiando. Non siamo sfigati, non siamo il paese dei “poracci”, ma una grande sfida si prospetta per tutti. Insomma, come dire c’è una storia umana in cui tutti siamo coinvolti. Inizierei, pertanto con l’ampliare il nostro sguardo: facciamo parte di un tutto, di una fase storica importantissima per il pianeta. È utile allora acquisire un atteggiamento grintoso, non più limitato al piangere sul proprio piccolo orticello. Non è utile ridursi ad una mera critica, una tra le tante. Fare polemica è diventata una delle abitudini degli italiani più in voga oggi. Ma vorrei, invece, provare a stare nel presente con uno sguardo consapevole, rimboccandosi le maniche e prendendosi cura. Allora vorrei procedere con voi, innanzitutto, alla scoperta dei bisogni di base di un adolescente. Poi proseguiremo cercando di ipotizzare quale cortocircuito può generare la condizione storico-sociale italiana attuale nelle nuove generazioni. Infine, proveremo a cercare buone prassi, a suggerirci metodo e proposte per affrontare al meglio una condizione assurda che non possiamo però far altro che accogliere, ottimizzando tutte le nostre risorse.

Oggi dedichiamo uno sguardo particolare a come sia cambiata la vita dei nostri adolescenti. I vari decreti hanno sempre dato direttive anche in merito a loro. Prima rinchiusi, come tutti, ad affrontare l’imprevedibile lockdown; poi liberi di sgattaiolare fuori da casa ma con le mascherine. In estate, hanno quasi assaggiato un’apparente libertà, il tana libera tutti, con la breve ma intensa riapertura delle discoteche e dei locali. Ed ora di nuovo ad affrontare sfide ardue, come riuscire a trascorrere ore davanti al pc e provare ad imparare qualcosa. Resistere dal vedere i propri compagni di classe che solitamente supportano nell’apprendimento, e soprattutto, fanno sempre la battuta giusta per movimentare la lezione. Rinunciare al calcetto, al luogo di ritrovo. Continuare ad amare a distanza i cari nonni che li hanno cresciuti. Rimanere vivi in un mondo così stretto, come quello della propria stanza. Guardare fuori alla ricerca del bello, ma chiedersi dove poter cercare visto che hanno chiuso teatri, cinema e musei. Cosa continuare a desiderare da un mondo che sembra proprio non abbia niente da prospettare?  Mi fermo qui. 

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Desidero ora, fare un salto nella nostra riflessione, ed andare ad esaminare quali sono i bisogni di un adolescente. Per bisogno intendo qualcosa di squisitamente legato alla sopravvivenza e ciò che è utile allo sviluppo. Ci avvaliamo per far questo, di un certo Gambini che si è ampiamente occupato di questa fascia di età. Il ragazzo/a sembra dover maturare in numerosi ambiti: cognitivo, sociale, sessuale e nella costruzione dell’identità (Gambini, 2015). Il giovane ha bisogno infatti, di crescere nella sua conoscenza del mondo, nell’acquisizione di nozioni, nella sua capacità di ragionare. La scuola ha un ruolo importantissimo nel raggiungimento di un simile obiettivo. Sappiamo che ora tremano le fondamenta di questo sistema, eppure il bisogno rimane lo stesso. Proviamo a spostarci oltre: c’è un’esigenza sociale di buttarsi nel mondo del lavoro, di poter fare esperienza pratica nelle scuole professionali, di stare a contatto con giovani e adulti, al di fuori della propria famiglia. Questo ambito è ancor più sofferto. Poche relazioni si possono intrattenere dalla propria casa, tutte tecno-mediate, poche che aprono al mondo. Tutti sanno poi, che la gioventù è il tempo dei primi amori, della passione, del desiderio. Bene come far stare vicini queste giovani coppie, come permetter loro di dirsi l’affetto e la passione? Ed infine, Gambini ci ricorda che l’adolescente ha un grande compito: quello di delineare la sua identità. Il passato e il presente che si fondono per costruire il futuro. Quali occhiali indossare per vedere un futuro ormai così nebuloso?

Dunque, tutte le aree di attivazione della popolazione giovanile sembrano a rischio. Lo sanno in molti, anche noti esponenti, come lo stesso Comitato Scientifico. Nessuno sa di preciso quali danni porterà tutto questo, ma sappiamo che ci saranno. Come sempre la scienza può pronunciarsi solo se ha dei dati di riferimento. Solo numerosi studi potrebbero orientarci nelle ipotesi sul futuro. La pandemia da Covid è tuttavia un fenomeno totalmente nuovo, pertanto non ci sono ricerche valide in tal senso. Dal mio piccolo, nel mio osservatorio speciale, la stanza del mio studio, ho modo spesso di raccogliere le esperienze giovanili. Si potrebbe distinguere, in questo momento, i ragazzi delle regioni rosse e arancioni dagli altri. Là dove le restrizioni sociali sono poche, la gioventù risente meno delle difficoltà. La problematicità più grande, invece, nelle zone ad alto rischio è sentita da chi è privato del contatto con gli amici, delle uscite pomeridiane. Legittime difficoltà dunque. Bisogni importantissimi che a tratti sembra impossibile soddisfare. 

Tuttavia, c’è da osservare che ogni situazione storica drammatica ci testimonia come l’essere umano abbia dentro di sé la capacità di fare fronte, in maniera positiva ad eventi traumatici. Con il termine resilienza la psicologia intende, infatti, l’attitudine di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. La possibilità di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità. Possiamo credere, dunque, che i nostri ragazzi sono attrezzati a modo. Anche loro, facendo parte della grande famiglia umana, hanno le risorse per affrontare simili impervie vicissitudini. Al riguardo, possiamo notare la diffusione di una nuova consapevolezza tra i ragazzi. Chi ha assaggiato la privazione dello stare in compagnia, ora apprezza profondamente la possibilità di una corsa in bicicletta, di una chiacchierata fuori scuola, di una passeggiata con l’amica. Insomma, si può imparare anche da esperienze molto dolorose, si può coltivare la gratitudine.

Cosa possiamo, invece, fare noi? Non ci spettano decisioni importanti, non dobbiamo stabilire per l’intera nazione, ma per la nostra piccola tribù domestica sì. Se sei un genitore o un’insegnante o un educatore, è possibile che tu stia sperimentando desolazione, abbattimento, senso di inefficacia. Eppure anche tu puoi fare qualcosa. Puoi dare il tuo piccolo ma grande contributo. Vorrei proporti di lavorare nella tua casa non alla meno peggio, non aspettando che passi (perché forse prima o poi passerà) ma con metodo e determinazione. Cerca il tuo metodo, io farò delle proposte, ma poi adattalo alla tua famiglia, al tuo lavoro, alle caratteristiche di tuo figlio (e dei fratelli se ne ha), alle tue inclinazioni. Insomma sii creativo. Proverò ad esserlo anche io, e in modo semplice ti propongo di lavorare su tre dimensioni parallelamente. Lavora sullo spazio, sul tempo e sulla qualità dello stare a casa, di tuo figlio adolescente:

  1. Potrebbe essere il tempo per riarredare la casa. Il tempo di cambiare la disposizione dei mobili nella stanza, di aggiustare la luce, piuttosto che la collocazione dei dispositivi digitali. L’ambiente in cui viviamo è specchio della nostra interiorità. Inoltre, in un tempo in cui molte ore vengono trascorse negli stessi ambienti, è importante creare un habitat favorevole. Prenditi del tempo per stare con i tuoi figli, studiare insieme delle possibili soluzioni logistiche, esplorare i bisogni, anche quelli nuovi e aiutali a farli emergere. Può essere un’occasione di condivisione da non perdere.
  2. Organizza il tempo insieme ai tuoi figli: non si tratta di bambini, un adulto non può quindi in alcun modo decidere arbitrariamente tutti i ritmi della giornata di un adolescente. Tuttavia è molto importante il tuo ruolo. Alcuni ragazzi sono pigri, altri sono accelerati. Alcuni sono appassionati di videogiochi e farebbero solo questo, altri non si curano di se stessi, altri ancora trovano nello studio il loro unico scadenzario. Dare dei tempi per il digitale usato come svago (iphone, playstation, serie tv), dei tempi per lo sport (anche fatto sotto il parchetto di casa), tempi per stare all’aria aperta in sicurezza, dei tempi per l’alimentazione e per l’igiene personale. Insomma, è necessario aiutarli a trovare e rispettare un buon ritmo.
  3. Infine, non tutte le attività sono ugualmente importanti, non tutte sono soddisfacenti allo stesso modo, non tutte sono sane, non tutte sono utili alla crescita. La routine quotidiana scandisce delle priorità inevitabili (la scuola- lo studio, il pranzo- mangiare, il buio fitto- il sonno), ma rimanendo invariato il luogo nel quale si trascorrono intere giornate, il rischio è quello di perdere la precedenza. Ti invito invece a cercare le tue priorità educative, condivise tra mamma e papà. La didattica, ad esempio, è solitamente un tema di valore comune. Fare la DAI (didattica integrativa) o DAD (didattica a distanza) dalla propria casa è però, una faccenda complessa. È utile osservare come i tuoi figli vivono quest’esperienza, quali difficoltà incontrano, supervisionarli nelle aree di difficoltà. Qualcuno accede alla lezione ancora sdraiato sul letto, qualcun altro toglie audio e video sparendo improvvisamente dalla lezione. Noi adulti non possiamo prescindere dal continuare il processo di collaborazione educativa con la scuola, per il bene dei nostri figli. Quindi, monitorali, parla con loro, proponi e trova soluzioni condivise. Ogni momento è importante anche questo.

Poi, io proporrei di non smettere di educare alla bellezza, cercarla, avere occasione di contemplarla insieme. Sono chiusi teatri, cinema e musei è vero. Ma non è chiuso il paesaggio dalla tua finestra o che vedi dal parco del tuo quartiere. Possiamo contemplare la generosità tra le persone, il meraviglioso sorriso di un bambino, un libro appassionante, o il teatro in diretta. Frustrati dalle numerose difficoltà possiamo non dimenticare di dire a nostro figlio quanto è bello averlo a fianco, raccontargli le doti che ha, incoraggiarlo nelle difficoltà.

Abbiamo senza dubbio toccato, tutte le difficoltà, le contraddizioni e i sfiancanti limiti di un tempo e di una società che ha smesso di educare. Eppure, questo articolo vuole essere portatore di speranza. Se tu stai leggendo, tu ci sei, ci sei per i giovani, ci sei per tuo figlio, e questo già è molto. Non sarà facile, si perderà qualcosa, ma ancora molto si può seminare, allora facciamolo. Nella speranza di essere stata d’aiuto, vi auguro di affrontare con tutta la grinta necessaria la sfida educativa di oggi.




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1 risposta su “Come aiutare gli adolescenti a vivere l’era della pandemia?”

Grazie per aver pensato agli adolescenti e a noi famiglie.
In questo tempo ci vorrebbe un supporto per riorganizzare e vivere una quotidianità che anche noi genitori non sappiamo gestire.

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