13 novembre 2020

13 Novembre 2020

Dal letame i fiori più belli

Mi sono messa in fila con le Suore Domenicane “Figlie del Santo Rosario di Pompei” e tutti i bambini e le mamme in attesa che si trovavano nella loro casa in quel momento. Erano le 14, c’era un insolito sole quasi estivo ad accompagnare quella processione silenziosa e piena di preghiera che ci conduceva dentro il Santuario. Portavo nel mio cuore tante intenzioni di preghiera. Pur frequentando moltissimo questo luogo santo, non avevo mai partecipato fino a quel momento all’evento del 13 novembre.

Mentre sgranavo la corona del Rosario pensavo a quale intenzione più di tutte avrei voluto consegnare alla Vergine in quei pochi istanti che ti permettono di guardarla faccia a faccia. Avevo il cuore in tumulto, non mi decidevo la necessità più importante. Era un’agitazione strana. Fino a che mi sono ritrovata in ginocchio di fronte all’immagine miracolosa di Maria venerata in tutto il mondo, ho appoggiato delicatamente la mia mano sul quadro, quel quadro davanti al quale tante volte negli anni mi ero inginocchiata per chiedere grazie, per sentire consolazione, per domandare pazienza, per affidare situazioni particolari e in quel momento ho sentito un fortissimo profumo di rose e una voce interiore che mi diceva: “Amami e fammi amare”.

Uscendo ero molto rasserenata. Quasi sorridevo della mia agitazione precedente. Nella preghiera pensiamo sempre di dover portare il peso del mondo, addirittura cercavo di discernere le necessità più gravi. Avevo dimenticato che Maria come madre sa tutto di noi e tutto raccoglie sotto il suo manto di misericordia. Non siamo noi al centro, è Dio che interviene attraverso l’intercessione della Madre celeste. Alle persone che erano con me ho comunicato con enfasi il profumo intenso delle rose che quel 13 novembre adornavano il quadro. Ma una mia amica rispose che non aveva sentito nulla e a catena anche gli altri. Abbassai gli occhi e ringraziai la Vergine per quella carezza inaspettata e passando per la Cappella di Bartolo Longo pensai che grazie a quell’umile servo si era potuta realizzare un’opera di Dio senza precedenti.

Oggi 13 novembre 2020 cade il 145 anniversario dell’arrivo di quella santa effige nella Valle pompeiana. Vale la pena andare a leggere il racconto che il beato Longo fa di quel giorno benedetto del 1875 quando sul finire di una missione che decretava l’inizio della devozione alla preghiera del Rosario, egli si reca a Napoli per trovare una tela su olio della Vergine davanti alla quale il popolo della Valle di Pompei poteva ritrovarsi per pregare il Santo Rosario. Dopo diverse vicissitudini, quel 13 novembre, Longo indirizzato da un frate, si reca da una suora per chiedere la sacra immagine. Quando la vide, il beato scoraggiato ammise che era messa proprio male e che la Madonna, san Domenico e santa Rosa avevano un volto “ruvido e rozzo”. Stretto dalla necessità, il beato affidò il quadro ad Angelo Tortora che tornava da Napoli a Pompei per vuotare il carico di letame delle stalle dei signori e così l’ingresso trionfale del santo quadro avvenne non tra fiori ed acclamazioni ma con un carretto pieno di scarti. Dal letame sorgono i fiori più belli cantava De André. E come scrive Bartolo Longo: “Oh se avessimo saputo indovinar quel sublime arcano! Saremmo corsi a toglierla da quel sudiciume e recatala sulle nostre braccia, avremmo voluta portarla tra una pioggia di fiori e tra gli osanna di mille voci”.

Il resto è storia sacra. Negli anni il viso della Madonna è prodigiosamente cambiato di aspetto, diventando dolce e materno. A quel viso guarda il mondo intero. E anche noi oggi, volgiamo timidamente il nostro sguardo cercando un appiglio in questo mare in tempesta. Lei può traghettarci verso la gioia e liberarci dal male.


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