15 novembre 2020

15 Novembre 2020

La nostra parte

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,14-30)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti».

Il commento

Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni” 25,14). La parabola parla di un uomo ricco che affida ai servi i suoi beni. E poi specifica: “A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno” (25,15). Non si tratta di piccole cose: un talento equivale alla retribuzione che un operai dell’epoca poteva guadagnare in venti anni di lavoro. Si tratta di un gesto di grande fiducia, il padrone non ha paura di perdere il suo denaro, anzi scommette sulle capacità dei servi. Nessun uomo farebbe così, nessuno darebbe tanto denaro in mano a servi che, probabilmente, non sono in grado di gestire una somma tanto considerevole. Non è dunque difficile intravedere in quest’uomo l’immagine di quel Dio che chiama tutti e a tutti consegna i suoi doni con un’abbondanza che esprime e misura la grandezza del suo amore. 

Questa parabola chiede di verificare con sincerità se e cosa abbiamo fatto dei doni ricevuti, se e come abbiamo risposto alla chiamata di Dio. L’esame di coscienza è un esercizio utile e doveroso per non restare nella palude della mediocrità. Oggi però vorrei invitare a contemplare la schiera di coloro che hanno vissuto fedelmente e, al termine della vita, sono stati accolti da Dio con queste parole: “Bene, servo buono e fedele […] prendi parte alla gioia del tuo padrone” (25,21). Papa Francesco afferma che il dolore per gli errori commessi non deve far dimenticare quei cristiani che hanno dato e danno la vita per amore: “aiutano tanta gente a curarsi o a morire in pace in precari ospedali, o accompagnano le persone rese schiave da diverse dipendenze nei luoghi più poveri della Terra, o si prodigano nell’educazione di bambini e giovani, o si prendono cura di anziani abbandonati da tutti, o cercano di comunicare valori in ambienti ostili, o si dedicano in molti altri modi, che mostrano l’immenso amore per l’umanità ispiratoci dal Dio fatto uomo” (Evangelii gaudium, 76). Sì, malgrado le ombre possiamo dire ad alta voce che la Chiesa ha dato e dona un grande contributo al cammino dell’umanità. Nel solco di questa storia luminosa, cerchiamo di fare la nostra parte.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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