“Il presidente eletto ci dà ragione di credere che promuoverà alcune buone misure, [ma anche altre che] minano il nostro obiettivo prioritario dell’eliminazione dell’aborto. Tali misure rappresentano una grave minaccia al bene comune”. Lo sottolineano i vescovi americani riferendosi all’elezione di Joe Biden.

Martedì 17 novembre monsignor José Horacio Gomez, arcivescovo di Los Angeles e presidente da un anno della Conferenza Episcopale Statunitense, ha dovuto ammettere che l’elezione (non ufficiale) a presidente del cattolico Joe Biden mette la Chiesa americana in una «situazione difficile e complessa», soprattutto a causa delle sue prese di posizione a favore dell’aborto. 

Negli Stati Uniti l’aborto è una pietra d’inciampo ed è sempre rimasto un tema centrale del dibattito politico sia per i democratici che per i repubblicani. Già per il Washington Post e l’Associated Press il (probabile) prossimo inquilino della Casa Bianca starebbe già studiando come eliminare tutta una serie di provvedimenti anti aborto che hanno reso Trump uno dei presidenti più pro-life di sempre.

Davanti ai colleghi vescovi, al termine della sessione a porte aperte dell’Assemblea generale dei vescovi Usa, monsignor Gomez ha voluto ribadire un’apertura di credito verso Biden in materie come l’immigrazione, la giustizia razziale e i cambiamenti climatici, precisando però che la sua difesa dell’aborto rappresenta un problema non secondario: «Stiamo affrontando un momento unico nella storia. Il presidente eletto ci dà ragione di credere che promuoverà alcune buone misure, [ma anche altre che] minano il nostro obiettivo prioritario dell’eliminazione dell’aborto. Tali misure rappresentano una grave minaccia al bene comune. Quando sono sostenute da politici che si professano cattolici, si crea confusione tra i fedeli riguardo a cosa insegna davvero la Chiesa su questi problemi». Le parole “minacce per il bene comune” hanno un peso notevole quando pronunciate dal presidente dei vescovi americani.