di Assunta Scialdone

Gli sposi, i nuovi supereroi

27 Novembre 2020

Ogni supereroe è tenuto a fare un percorso per migliorarsi ma, per quanto possa cercare di nasconderla, conserva sempre una parte della debolezza umana. In fondo, tutti gli eroi partono da situazioni sfavorevoli per poi abbandonarle completamente durante la loro crescita: non è questo che siamo chiamati a fare anche noi nel matrimonio?

Nell’ultimo articolo abbiamo affrontato la meravigliosa “follia” del matrimonio che richiama la “follia” della croce. Si è cercato di esplorare, a volo d’aquila, il contenuto e le implicazioni delle tre domande prima del consenso per intravedere la base solida e concreta dell’amore sponsale: in una sola parola, per cercare di guardare più da vicino la materia del sacramento delle nozze. L’amore, la relazione, il “noi” rappresentano la materia del matrimonio senza la quale il sacramento non può essere celebrato, così come, se dovesse mancare l’acqua, il sacramento del Battesimo non potrebbe essere amministrato o se mancassero il pane e il vino non si darebbe l’Eucaristia. 

Un lettore, in privato, ha condiviso una sua riflessione chiosando: “Se i fatti stanno così, quasi tutti i matrimoni sono nulli e l’amore degli sposi, così come ci viene presentato dalla Santa Madre Chiesa, oltre ad essere folle appartiene un po’ ai supereroi”. Ribadito che non si tratta di un’invenzione di Santa Romana Chiesa e che questa lo insegna su mandato fondante di Gesù Cristo, il riferimento ai supereroi mi ha, tuttavia, stuzzicato. Forse anche solo per una questione di maggiore accessibilità ai lettori di oggi, si può provare a “tradurre” l’alto contenuto teologico dell’insegnamento di Cristo sul matrimonio, usando il linguaggio dei supereroi. 

Quelli della mia generazione siamo cresciuti con i supereroi: Superman, Spiderman, Flash e tanti altri. Ho molto riflettuto su questa sollecitazione scherzosa, ma nello stesso tempo vera, di questo mio lettore che mi ha condotto ad una riflessione che cercherò di condividere. La maggioranza di questi eroi non nasce tale, ma decide di diventarlo o lo diventa a seguito di scelte e avvenimenti. L’elemento fondamentale della filosofia dei supereroi è, inoltre, la presenza di un loro alter ego. Spiderman è di fatto Peter Parker, Flash è di fatto Berry Allen. Quando quel personaggio si sveglia al mattino è Peter Parker e ha bisogno di indossare un costume per diventare l’uomo ragno, come se dovesse indossare una sorta di “abito” che lo porti a superare i limiti umani che non gli consentono di poter affrontare la vita pienamente. Si è molto discusso sulla funzione dell’abito che, detto tra noi, nella trasposizione cristiana potrebbe tranquillamente diventare “habitus” cioè la definizione tomista di virtù allenata, fatta propria ed esercitata. D’altro canto, c’è anche chi si limita a interpretare la figura di questi eroi dicendo che in ogni uomo è presente un eroe nascosto che ha solo bisogno di un aiuto, il costume, per esprimere pienamente le proprie potenzialità. C’è dell’altro, però.

Leggi anche: Ma non sono solo i vergini ad essere sposati con Cristo?

Esaminando la figura di Superman, ci si rende conto che non tutti i supereroi sono uguali. Il mantello di Superman non è altro che la coperta in cui era avvolto quando i Kent lo trovarono. Sono quelli i suoi vestiti. Quello che indossa come Clark Kent, gli occhiali, l’abito da lavoro, nel suo caso, non è altro che il suo modo di mimetizzarsi fra gli uomini, è questo il suo costume e non l’emblema rosso di Superman. Superman è super, ma non lo mostra. In ciò si può ritenere che Clark Kent non sia altro che la visione che Superman ha degli uomini. Clark, infatti, appare debole, vigliacco e insicuro di sé mentre nasconde un uomo leale, resiliente e giusto. Ci perdonino i puristi, ma azzardiamo che si potrebbe dire che Superman ci ricorda Cristo che pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione umana. 

Cristo, con l’Incarnazione, è come se ponesse “da parte” la sua natura Divina per dare spazio a quella umana, allo scopo di assumerla a sé. Questo sposalizio delle due nature, umana e divina, presenti nella persona di Cristo è definito dalla Chiesa “unione ipostatica”. L’unione ipostatica delle due nature non è altro che l’amore delicato e dolce per noi di Cristo che ci unisce a sé senza annientare la natura umana perché la natura divina non si mescola con quella umana ma vivono assieme separate, ognuna conservando le proprie caratteristiche. Se ci fosse mescolanza, la natura umana sarebbe distrutta dalla potenza di Dio. Un po’ come accade agli sposi quando diventano una sola carne o quando i cristiani si nutrono dell’Eucaristia: i due sono uniti ma senza mescolanza perché l’Amore non distrugge, bensì protegge l’amato. Dunque Superman ci ricorda un po’ Cristo che, in questo caso, non indossa, ma sposa la natura umana per amore.

Tuttavia ogni supereroe è tenuto a fare un percorso per migliorarsi ma, per quanto possa cercare di nasconderla, conserva sempre una parte della debolezza umana. In fondo, tutti gli eroi partono da situazioni sfavorevoli per poi abbandonarle completamente durante la loro crescita, proprio come i due sposi: persone limitate, fragili, spesso incoerenti e incapaci di mantenere una piccola promessa, figurarsi quelle nuziali che veramente appaiono al di fuori della portata di tutti gli uomini anche i più bene intenzionati. Essi partono, alla nascita, da una situazione sfavorevole perché impregnati dei limiti umani corredati di sofferenza: lo chiamiamo peccato originale. Ad un certo punto, però, hanno avuto in dono “l’abito” del Battesimo che li ha abilitati a superare i limiti umani per poter affrontare la vita attraverso la forza di Dio, non umana, sovrumana. Tale abito è frutto dell’amore di Dio per noi. Esso ha bisogno di essere modellato sulla nostra vita anche attraversando le sofferenze fino a poter vivere già qui, sulla Terra, l’inizio della vita eterna. L’uomo desidera l’immortalità e teme la morte fino all’angoscia. Anche la letteratura spesso attinge a questa realtà. Ad esempio, Dorian Gray, vendendo la sua anima, vince apparentemente la morte diventando un eroe fino ad essere, tuttavia, assassinato dall’immortalità stessa. Ha una vita apparentemente eterna, nella giovinezza e nella spensieratezza, ciò che di fatto ogni uomo brama, finché la vita stessa non diventa un peso troppo grande da sorreggere perché piena di rimorsi e rimpianti, ferite e cicatrici, crepe e frammenti che non possono essere ignorati in eterno. Ognuno di noi battezzati può essere un “eroe”, ne abbiamo la possibilità in forza della Grazia battesimale: è una questione di scelte, di scelta. Si diventa tali quando da una ferita o da un’imperfezione riconosciuta in sé, nasce una forma ancora maggiore di perfezione, frutto dell’azione della Grazia santificante. Si diventa tali quando le ferite diventano feritoie attraverso le quali passa la grazia di Dio che modella e rende luminoso il nostro “abito battesimale”, abilitandoci alla “follia” del matrimonio e all’amore eterno. Si diventa “eroi come Superman” e veri cristiani quando si trasforma una debolezza in punto di forza, la sofferenza in una perla preziosa. 

Come le perle prodotte dalle ostriche nascono da una grande sofferenza e non sono tutte uguali, allo stesso modo gli sposi vivono in forma differente la loro sponsalità ma tutti facendo risplendere l’abito luminoso del Battesimo che ci rende figli di Dio e sposi di Cristo, donandoci la grazia di vivere una vita piena ed un amore follemente eterno. Molto più che Supereroi, insomma.




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