
Il vero nemico
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,34-36)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Il commento
“State attenti a voi stessi” (21,34). Sono le ultime parole prima di entrare nel grande racconto della passione. Dopo aver descritto il faticoso cammino della storia che troverà il suo sigillo nel ritorno glorioso del Signore, l’evangelista consegna ai discepoli alcune raccomandazioni che aiutano a vivere il presente senza smarrire la strada. Lungo il cammino ci sono pericoli e tentazioni. Impossibile commentare tutte le parole. Mi limito a richiamare l’esortazione iniziale. Il verbo greco [proséchō] significa tenere presso. Potremmo perciò tradurre così: “Non allontanatevi da voi stessi, non perdete la vostra identità. Vi troverete in mezzo a situazioni imprevedibili che non saprete gestire, dovrete affrontare eventi che non potete conoscere in anticipo. Per questo avete bisogno di restare ben saldi nella fede. Non dimenticate chi siete e cosa siete chiamati a fare”. Il Vangelo ricorda che il male è sempre all’opera ma chiede anche di smascherare quel nemico che si nasconde dentro di noi. Invece di dare la colpa agli altri o agli eventi, come facciamo di solito, conviene esaminare attentamente se stessi.
Le tentazione appartengono ai giorni dell’uomo. Sant’Antonio abate, padre del monachesimo, arriva a dire: “Nessuno che non abbia sperimentato le tentazioni potrà entrare nel regno dei cieli. Togli le tentazioni e nessuno sarà salvato!”. È inevitabile sperimentare le prove, per questo dobbiamo essere vigilanti e… umili, sapendo che le diverse esperienze della vita possono determinare chiusure e paure ma possono anche generare o intensificare una vita di preghiera. Se non vogliamo perdere l’appuntamento con Dio e prepararci degnamente a “comparire davanti al Figlio dell’uomo” (21,36), dobbiamo diffidare di noi stessi, evitare di mercanteggiare con la verità, scegliere o accettare impegni più umili e onerosi, coltivare una maggiore fiducia nella grazia di Dio. Oggi ci affidiamo a Maria, “porta del Cielo”: e con il suo aiuto cerchiamo di fare altri piccoli passi nel cammino che ci conduce alla gioia piena.
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