
Il vero nome di Maria
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1, 26-38)
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Il commento
“L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret a una vergine” (1,26-27). L’evangelista riferisce il nome di questa fanciulla: “La vergine si chiamava Maria” (1,27). Non ci dà altre informazioni di natura storica, niente che possa servire a definire la sua carta d’identità. Subito dopo però offre un’annotazione molto più importante di ogni altra notizia, l’angelo si rivolge a Lei così: “Rallégrati, piena di grazia” (1,28). È questo il suo nome, il suo primo nome, il suo vero nome. Ed è questo la luce che oggi risplende nell’odierna festa liturgica: per una grazia speciale, Maria è stata preservata da quel peccato originale che avvolge l’esistenza di ogni uomo. Un segno di quell’amore che Dio riserva a Colei che ha scelto come Madre del suo Figlio. In questo nome non c’è solo l’identità della Vergine ma possiamo anche intravedere la vocazione che Dio affida ad ogni uomo. Per inclinazione naturale desideriamo avere titoli e onori, come se da quelli dipendesse il valore della vita. Il Vangelo invece ricorda che agli occhi di Dio l’unica cosa che conta è la santità. La purezza di un cuore che ama vale infinitamente più di tutte le competenze che abbiamo acquisito e anche di tutte le opere che abbiamo realizzato.
Siamo soliti dividere gli uomini in ricchi e poveri, ignoranti e intelligenti, brutti e belli. Davanti a Dio una sola è la distinzione che conta: l’uomo peccatore e l’uomo santo. Il peccato abbrutisce la vita, ci fa perdere la nostra dignità, non ci fa vivere secondo la verità di Dio. Ma noi sappiamo di essere oggettivamente deboli, portiamo nel cuore e nella carne una ferita permanente, non siamo in grado di comprendere e di realizzare il bene in tutta la sua pienezza. Non siamo condannati, la Vergine Immacolata oggi risplende come un annuncio di speranza. Insieme a Teresa di Lisieux preghiamo così: “O Immacolata Vergine, sei la dolce Stella che mi dona Gesù e a Lui mi unisce sempre. Che io riposi sotto il velo tuo, o Madre cara” (Il mio canto d’oggi, P 5, 11).
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