
Torniamo a scuola
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,28-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Il commento
“Imparate da me, che sono mite e umile di cuore” (11,29). Gesù chiede ai discepoli di tornare a scuola, ha molte cose da insegnare e tutte necessarie per liberare la vita dal male. La lezione di oggi riguarda la mitezza, un tema che raramente si affronta. Il Vangelo non chiede di essere arrendevoli o remissivi. Al contrario, la mitezza richiede una grande forza d’animo che non si traduce in quell’istintiva aggressività che spesso usiamo per difendere le nostre ragioni. La mitezza si manifesta attraverso la dolcezza dello sguardo e delle parole, insegna a coltivare legami di amicizia con la benevolenza e l’amabilità dei fratelli, chiede di esercitare l’autorità con quella tenerezza che manifesta la paternità di Dio. Per camminare in questi sentieri, che non sono molto affollati, dobbiamo anche imparare a riconoscere quali sono i nemici della mitezza. 1) In primo luogo l’orgoglio, che amplifica le nostre ragioni fino ad assolutizzarle, alzando così un muro che ci separa dagli altri. 2) Dobbiamo stare attenti anche alle prove della vita perché la paura e l’insicurezza non raramente generano una reazione eccessiva e carica di aggressività nei confronti degli altri compagni di viaggio, accusati di non fare abbastanza. 3) Anche l’attivismo rischia di diventare un ostacolo, quando siamo stanchi, fisicamente e mentalmente, perdiamo la capacità di gestire i pensieri, le parole e le emozioni. 4) Ultimo consiglio di una lista certamente incompleta: qualsiasi forma di risentimento o di rancore, anche a piccole dosi, condiziona assai negativamente il giudizio e la relazione con gli altri.
Gesù non chiede di imparare dai libri ma da Lui, non basta ascoltare la sua parola, è necessario anche contemplare il suo stile di vita, sempre condito con la carità e la compassione. Per comprendere ci vuole un poco di intelligenza, per mettere in pratica non basta una vita. Questo stile s’impara con pazienza. Oggi chiediamo la grazia di riconoscere con umiltà i nostri limiti per non scoraggiarsi nelle cadute e imparare a ricominciare, ogni giorno se necessario.
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