
Padre per vocazione
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 1,18-24)
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Il commento
“Così fu generato Gesù Cristo” (1,18). Matteo racconta la nascita di Gesù a partire da Giuseppe. Questa pagina è complementare a quella di Luca (1, 26-38) e mette in luce la fede e il ruolo che Dio ha affidato allo sposo di Maria. Quella di Giuseppe è una vera paternità anche se non si esprime nella generazione biologica. Anzi, proprio per questo si presenta rivestita di una più grande gratuita. Questo brano evangelico permette di sottolineare due aspetti. In primo luogo, la paternità di Giuseppe nasce dall’obbedienza della fede: “ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù” (1,21). Una paternità che nasce dall’alto e appare fin dall’inizio come una vocazione. Giuseppe ricorda a tutti gli sposi che il ministero genitoriale ha il timbro di Dio. Siamo ben lontani da quella cultura che fa del figlio un diritto, una cosa da ottenere ad ogni costo, anche facendo ricorso all’utero in affitto, un vero e proprio commercio dei bambini. Occorre poi sottolineare che la paternità di Giuseppe passa attraverso il matrimonio con Maria. Per questo la prima parola dell’angelo riguarda proprio il legame sponsale: “non temere di prendere con te Maria, tua sposa” (1,20). Giuseppe non è un single, il legame coniugale con Maria non è fittizio né semplicemente funzionale alla natività. Il bambino Gesù nasce nel contesto di un vero matrimonio. Non è il frutto diretto dell’amore dei due sposi ma cresce all’ombra di questo legame sponsale e verginale.
Commentando questa pagina, nella recente Lettera Apostolica Patris corde, Papa Francesco afferma che lo sposo di Maria, pur consapevole delle grandi difficoltà, accoglie l’invito angelico e obbedisce senza esitare. La sua disponibilità rappresenta il primo passo di un cammino segnato dalla fede: “In ogni circostanza della sua vita, Giuseppe seppe pronunciare il suo “fiat”, come Maria nell’Annunciazione e Gesù nel Getsemani” (n. 3). Alla sua intercessione affidiamo la Chiesa e, in modo particolare, coloro che nella comunità ecclesiale e domestica esercitano il ministero della paternità.
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